AGI – Sembrano piccole imbarcazioni a vela, con il vessillo rosso e bianco della Danimarca sullo scafo. Ma a bordo non c’è nessuno: sono droni marittimi autonomi progettati per pattugliare le acque del Mar Baltico e del Mare del Nord, in risposta alle crescenti tensioni regionali e ai rischi di sabotaggio sottomarino. È la risposta di Copenaghen a tutti quegli episodi ‘misteriosi’ che hanno determinato il danneggiamento di cavi e di altre strutture tecnologiche posate in fondo al mare.
Da pochi giorni sono entrati ufficialmente in servizio quattro “Voyager”, veicoli navali senza equipaggio (USV) costruiti dalla società californiana Saildrone, per una missione operativa di tre mesi condotta dalle Forze Armate danesi. Due di essi hanno preso il largo lunedì da Koge Marina, a sud di Copenaghen, mentre altri due erano già stati integrati in una pattuglia NATO lo scorso 6 giugno.
Le caratteristiche
I Voyager sono lunghi dieci metri, alimentati da energia solare ed eolica, con supporto diesel, e possono operare in mare aperto per mesi senza bisogno di equipaggio. A bordo ci sono sensori radar, ottici, infrarossi e sonar, collegati a sistemi di intelligenza artificiale (basati sul machine learning) che permettono una copertura di sorveglianza fino a 50 chilometri, sopra e sotto la superficie. Uno sguardo verso l’orizzonte lungo e profondo.
“La situazione nel Baltico è sempre più tesa”, ha dichiarato il generale Kim Jørgensen, direttore dell’armamento presso il Ministero della Difesa daneseall’agenzia AP. “Queste unità navigheranno inizialmente nelle acque danesi, poi si uniranno alla pattuglia NATO in esercitazione, spostandosi successivamente in varie aree di interesse”.
Danni sospetti e minacce sottomarine
Il dispiegamento avviene nel contesto di una crescente preoccupazione per la sicurezza delle infrastrutture critiche in mare. Dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel 2022 al danneggiamento di almeno undici cavi sottomarini in Europa dal 2023, tra cui quello tra la Lettonia e l’isola svedese di Gotland tranciato a gennaio, le minacce sono sempre più frequenti. Alcune operazioni sono state attribuite alla “flotta ombra” russa: petroliere vecchie, registrate sotto bandiere opache, che sfuggono alle sanzioni e che potrebbero essere coinvolte in incidenti intenzionali. In un caso, la Eagle S è stata sequestrata in Finlandia per aver danneggiato un cavo tra Finlandia ed Estonia.
“La realtà è che molte attività marittime illecite, dalla pesca illegale al traffico di armi, persone e droga, sfuggono al controllo semplicemente perché nessuno le osserva”, ha detto Richard Jenkins, fondatore di Saildrone. “I nostri droni stanno andando in luoghi dove prima non avevamo occhi né orecchie”.
L’obiettivo della NATO è ora costruire un sistema di sorveglianza stratificato che combini molte tecnologie innovative: droni autonomi, navi militari, satelliti e sensori sottomarini. Tutto con un solo obiettivo: evitare che episodi come questi si verifichino ancora. I droni, in fondo, permettono di coprire più area marina con meno costi.
Una strategia complessa
L’operazione fa parte di una strategia più ampia: a maggio, Saildrone ha aperto una sede europea a Copenaghen, supportata da un investimento da 60 milioni di dollari del fondo sovrano EIFO (Export and Investment Fund of Denmark), con l’obiettivo di espandere le capacità di difesa autonome sul continente. “Siamo entusiasti di investire in Saildrone: questa tecnologia può diventare fondamentale per la sicurezza danese, soprattutto nell’Artico e per la sorveglianza delle infrastrutture sottomarine, a una frazione del costo di una nave da pattugliamento”, ha dichiarato Peder Lundquist, CEO di EIFO.
L’iniziativa si inserisce in un quadro di crescenti tensioni geopolitiche tra Occidente e Russia, aggravate dall’invasione dell’Ucraina. Ma anche i rapporti con gli alleati non sono privi di frizioni: la Casa Bianca, sotto la nuova amministrazione Trump, ha rinfocolato l’idea, già emersa anni fa, di “acquisire” militarmente la Groenlandia, territorio autonomo danese e chiave strategica NATO nell’Artico. E la Danimarca non può non prendere in considerazione la portata di tali dichiarazioni. Saildrone ha chiarito di non voler commentare vicende politiche. Ma la sua presenza in Danimarca, pianificata ben prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca, evidenzia quanto le tecnologie autonome stiano diventando centrali nella difesa europea.