AGI – Sarebbe partita da un esposto anonimo l’indagine che ha visto come indagate la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e l’assessore al Bilancio, Paola Agabiti. Un’inchiesta archiviata dal gip del tribunale di Perugia su richiesta dalla stessa procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, in seguito alla depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio, ma che ha acceso il dibattito politico nella regione.
Due le delibere della giunta di centrodestra finite nel mirino della magistratura che, pur non formulando un preciso capo d’imputazione, ha vagliato l’ipotesi di abuso d’ufficio in relazione all’assegnazione di fondi aggiuntivi del Piano di sviluppo rurale in seguito al Covid. Fondi che sono andati anche a un’azienda collegata all’assessore Agabiti, nella quale lavorerebbe anche un figlio della presidente Tesei. L’azienda avrebbe fatto parte di una delle associazioni temporanee di imprese che, per la filiera tartufo, erano state create appositamente.
“Penso a una sola cosa: il bene dell’Umbria”, ha assicurato la presidente Tesei commentando l’inchiesta di cui ha detto di essere venuta a conoscenza dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza dai giornali, “voglio parlare e confrontarmi sui progetti, sul turismo, sulle infrastrutture, sulla sanità e sul futuro. Voglio parlare di risultati e di cose da fare, di numeri e azioni concrete. So bene che dall’altra parte sono impegnati a litigare sull’esito in Liguria, e che questo rende impossibile un confronto ala pari, ma io la testa ce l’ho qui. Sui problemi dei cittadini umbri. E sarà sempre cosi'”. “Mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell’operato della mia amministrazione”, aggiunge.
“Anche laddove non fosse stata disposta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico di Paola Agabiti risulta del tutto infondata sul piano giuridico” sostiene il legale che assiste l’assessore Agabiti, l’avvocato Nicola Di Mario, che ribadisce la legittimità degli atti approvati e l’impossibilità di indirizzare verso interessi particolari i fondi stessi.
Sulla vicenda, però, infuria la polemica politica. “La notizia dell’indagine svolta dalla procura di Perugia che ha visto indagate la presidente della Regione Donatella Tesei e l’assessore Paola Agabiti Urbani, svela con tutta evidenza un sistema consolidato che si e’ servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia”, sostiene il segretario regionale del Partito democratico, Tommaso Bori. “La circostanza – dice – mette in evidenza i rapporti tra l’azienda legata ad Agabiti, in cui per altro risulterebbe lavorare anche il figlio della presidente Tesei, e la Giunta regionale in una condizione di palese conflitto di interessi”. “Sintomatico – prosegue – il fatto che l’indagine per abuso d’ufficio venga archiviata, soltanto per l’abrogazione del reato approvata dal governo Meloni e dalla sua maggioranza. Si tratta di un fatto grave su cui interrogheremo le dirette interessate durante la prossima seduta del Consiglio regionale del 5 novembre” aggiunge ancora l’esponente Pd.
Per Stefania Proietti, candidata del centrosinistra alle prossime elezioni regionali, “lascia molto l’amaro in bocca una questione in cui al di là dell’abuso di ufficio e del reato, c’è sicuramente un motivo di inopportunità politica, oltre alla questione familiare della Tesei, visto che nella sua Giunta ci sono delle persone legate a questa filiera”. Per la deputata Cinque stelle Emma Pavanelli, l’abolizione dell’abuso d’ufficio è “un vero e proprio ‘vulnus’, e un depotenziamento dei presidi di legalità e trasparenza nella pubblica amministrazione”.
“Ora dopo che ci avete fatto la morale per cinque anni raccontateci la verità anche se giudiziariamente salvata ma politicamente importante” , scrive Catiuscia Marini, ex presidente della Regione Umbria, sul suo profilo Facebook. Marini si dimise nella primavera del 2019 quando risultò essere indagata in un’inchiesta sulla sanitopoli umbra. In primo grado, è stata assolta dall’accusa di associazione a delinquere, ma condannata proprio per abuso d’ufficio prima che entrasse in vigore la riforma.
“A pochi giorni dal voto in Umbria si scatena il solito fango a orologeria, una strategia che non stupisce, tipica di chi non ha contenuti e paura di perdere” commenta il segretario della Lega Umbria, Riccardo Augusto Marchetti. “Ci hanno provato in Liguria – aggiunge – e gli è andata male, ora tentano di replicare anche in Umbria, ma il risultato sarà lo stesso. Donatella Tesei è un esempio di onestà, serietà, rigore, integrità e concretezza. E’ inaccettabile peraltro che la nostra governatrice abbia appreso a mezzo stampa di essere stata indagata e che l’indagine sia stata archiviata. Un tentativo squallido di demonizzare Donatella Tesei messo in atto da chi non riesce a confrontarsi su temi concreti. Ma gli umbri – prosegue – sono consapevoli del lavoro fatto in questi cinque anni dalla Presidente, dalla Lega e dal Centrodestra, e di certo non si lasceranno condizionare da una sinistra mistificatrice e priva di qualsiasi contenuto”.
“Quanto accaduto – conclude – è una conferma dell’assoluta urgenza di riformare la giustizia, e come Lega siamo già al lavoro per garantire agli italiani una giustizia finalmente giusta: non è più ammissibile che certa magistratura si intrometta nella politica”.