AGI – La telemedicina può migliorare l’assistenza ai gatti affetti da problemi di salute cronici, in particolare l’artrite felina. Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della California, Davis, guidati da Grace Boone e Carly Moody, pubblicato sulla rivista Frontiers in Veterinary Science. Lo studio ha coinvolto 106 proprietari di gatti con problemi di mobilità, suddivisi in un gruppo sperimentale che ha partecipato a sei visite video nel corso di quattro mesi e un gruppo di controllo che ha ricevuto solo questionari.
Visite video e consigli
Durante le videochiamate, condotte da personale qualificato, i proprietari hanno potuto porre domande e ricevere consigli non medici su come migliorare l’ambiente domestico per alleviare il disagio dei loro animali. Tra i suggerimenti forniti vi erano l’uso di ciotole rialzate, lettiere più ampie e gradini per facilitare l’accesso ai luoghi preferiti.
Disponibilità a pagare
I risultati hanno evidenziato che oltre il 95% dei partecipanti era disposto a pagare per visite di telemedicina, sebbene a un costo leggermente inferiore rispetto alle visite in clinica. I proprietari hanno riferito un aumento della consapevolezza e della sicurezza nella cura dei propri gatti, grazie alla possibilità di ricevere supporto senza dover affrontare lo stress del trasporto e dell’ambiente clinico.
Integrazione con visite tradizionali
Gli autori sottolineano che la telemedicina non sostituisce la visita veterinaria tradizionale, ma la integra, offrendo un supporto continuo e personalizzato che può migliorare il benessere degli animali e facilitare la gestione domiciliare delle malattie croniche. Il passo successivo della ricerca sarà valutare l’efficacia concreta degli interventi suggeriti e la loro reale incidenza sul miglioramento della qualità di vita dei gatti.
Benefici della telemedicina
Questa innovativa modalità di assistenza rappresenta un importante strumento per ridurre lo stress sia degli animali che dei proprietari, favorendo un rapporto più stretto e collaborativo tra veterinari, pazienti e famiglie. La ricerca è stata finanziata dall’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals e dalla fondazione Maddie’s Fund, con la collaborazione di ricercatori anche dalla Mayo Clinic e dalle università di Calgary e Montreal.