giovedì, Dicembre 5, 2024
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L’allarme dell’Fbi: “L’Iran vuole uccidere Trump”. Ma Teheran smentisce

AGI – L’Iran ha negato questo ogni coinvolgimento non solo in un complotto contro Donald Trump denunciato dall’Fbi, ma in qualsiasi tentativo di uccidere funzionari statunitensi, in carica o meno. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha definito “del tutto infondato” il ruolo attribuito al suo Paese e lo ha respinto in una dichiarazione in cui ha ricordato che Washington aveva già lanciato in passato accuse simili che “si sono rivelate false”. “Il ripetersi di questa accusa in questo momento è una disgustosa cospirazione dei sionisti e dei circoli anti-iraniani per complicare le cose tra Iran e Stati Uniti”, ha affermato il diplomatico.

Ieri il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato l’Iran di aver incaricato Farhad Shakeri, 51 anni, di “guidare una rete criminale per ulteriori complotti contro obiettivi che includevano il presidente eletto Donald Trump”. Shakeri, descritto dagli inquirenti come un afghano residente a Teheran, reduce da una condanna a dieci anni di carcere a New York, sarebbe un membro “attivo” della Guardia Rivoluzionaria.

 

Il presunto piano per l’assassinio di Trump 

Tuttavia alcuni elementi dell’inchiesta appaiono un po’ nebulosi: il sospettato, secondo il Dipartimento di Giustizia, avrebbe “partecipato volontariamente a una conversazione telefonica con l’Fbi”, alla quale avrebbe raccontato che il 7 ottobre gli era stato assegnato il compito di preparare un piano per uccidere Donald Trump la settimana successiva, ma di non aver mai pensato di portarlo a termine “nei tempi proposti dalla Guardia Rivoluzionaria”.

L’obiettivo della confessione all’Fbi sarebbe stato quello di ottenere una riduzione della pena per una persona imprigionata negli Stati Uniti.

Durante la campagna elettorale, membri dello staff di Trump avevano detto a settembre che i funzionari dell’intelligence americana avevano avvertito l’allora candidato “di minacce reali e specifiche da parte dell’Iran volte ad assassinarlo”. Le autorità iraniane hanno più volte minacciato di vendicare la morte del generale Qasem Soleimani, comandante della Forza Quds, il corpo esterno della Guardia rivoluzionaria iraniana, ucciso nel gennaio 2020 in un attacco statunitense, ordinato da Trump.

Shakeri e altri due uomini, Carlisle Rivera, 49 anni, e Jonathon Loadholt, 36 anni, entrambi di New York, sono stati accusati separatamente di aver complottato per uccidere un dissidente iraniano-americano a New York. Rivera e Loadholt sono entrambi in custodia negli Stati Uniti e sono comparsi in tribunale a New York giovedì. “Le accuse annunciate oggi espongono i continui e sfacciati tentativi dell’Iran di colpire i cittadini statunitensi, tra cui il presidente eletto Donald Trump, altri leader del governo e dissidenti che criticano il regime di Teheran”, ha affermato il direttore dell’FBI Christopher Wray.

 

Il piano per assassinare anche la giornalista dissidente Masih Alinejad

Secondo la ricostruzione presentata dal Bureau al Dipartimento di Giustizia, Shakeri era emigrato negli Stati Uniti da bambino ed è stato espulso intorno al 2008 dopo aver scontato 14 anni di prigione per rapina. “Negli ultimi mesi ha utilizzato una rete di criminali incontrati in prigione negli Stati Uniti per fornire all’Iran agenti per condurre sorveglianza e colpire obiettivi”. Loadholt e Rivera, su indicazione di Shakeri, avrebbero tenuto d’occhio per mesi una cittadina statunitense di origine iraniana che è una delle voci più forti del dissenso nei confronti del governo iraniano ed è stata l’obiettivo di molteplici precedenti tentativi di rapimenti e omicidio.

Anche se nei documenti dell’inchiesta non viene fatto il suo nome, ma sembra di tratti della giornalista dissidente Masih Alinejad. In ottobre, a conclusione di un’altra inchiesta, un generale delle Guardie Rivoluzionarie era stato accusato dai procuratori statunitensi di aver messo a punto un complotto per assassinare Alinejad, che vive a New York. Senpre secondo i documenti dell’inchiesta, quando l’emissario dei Guardiani della rivoluzione gli chiese di organizzare l’assassinio di Trump, Shakeri avrebbe risposto che il piano sarebbe costato una “grande” somma di denaro.

 

“I soldi non sono un problema”

“I soldi non sono un problema”, avrebbe replicato il funzionario, ma la richiesta in termini di tempo per organizzare l’assassinio erano stretti: entro sette giorni. In contatto di Shakeri avrebbe detto che se non fosse stato in grado di elaborare un piano in quel lasso di tempo, si sarebbe fatto un altro tentativo dopo le elezioni perché Teheran aveva valutato che il tycoon avrebbe perso e sarebbe stato più facile colpirlo dopo il voto. Questo dettaglio, in particolare, dimostrerebbe che l’eliminazione di Trump sarebbe dovuta essere una rappresaglia per l’uccisione di Soleimani.

Già all’inizio dell’anno un pakistano con presunti legami con l’Iran si era dichiarato non colpevole a New York le accuse di aver cercato di assumere un killer per uccidere un politico o un funzionario statunitense. Il Dipartimento di Stato ha anche annunciato una ricompensa di 20 milioni di dollari per informazioni che portino all’arresto della presunta mente iraniana dietro un complotto per assassinare l’ex funzionario della Casa Bianca John Bolton.

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