mercoledì, Ottobre 8, 2025
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

L’altra battaglia della Francia, in rivolta contro Shein alle Galeries Lafayette e Bhv

AGI – Impelagata in una crisi politica senza precedenti, la Francia è alle prese con un’altra battaglia: bloccare l’ingresso di Shein, il colosso asiatico dell’ultra fast fashion, negli storici magazzini parigini delle Galeries Lafayette e del Bazar de l’Hotel de Ville (Bhv). Con una petizione online firmata da 70 mila persone in poche ore, i francesi dicono “no” al marchio cinese che sulla carta dovrebbe aprire a Parigi e in diverse città del ‘Hexagone’ a novembre.

Mercoledì scorso, il gigante dell’ultra-fast fashion ha annunciato l’apertura dei suoi primi negozi permanenti a Parigi, presso il Bhv Le Marais in Rue de Rivoli, alle Galeries Lafayette e nei punti vendita di Digione, Reims, Grenoble, Limoges e Angers. L’apertura dei primi negozi fisici permanenti di Shein in Francia rappresenta una prima mondiale, ostacolata dai cittadini oltre che da alcuni esponenti politici, storiche firme francesi e istituzioni finanziarie.

“Stop Shein al BHV Marais!” titola il forum che ha lanciato la petizione, denunciando l’impatto ambientale, sociale ed economico del marchio cinese all’interno dei grandi magazzini parigini, considerati ‘templi’ emblematici della moda nella Ville Lumiere e del pret a porter francese. “Si tratta di una decisione scioccante, contraria agli impegni assunti dalla città e al futuro che desideriamo per il nostro pianeta e i nostri figli”, si legge nella petizione, che sottolinea il disastro ecologico che rappresenterebbe l’attuazione dell’intesa oltre alle condizioni di lavoro abusive del brand.

“Shein lancia 10mila nuovi prodotti ogni giorno, realizzati principalmente con fibre sintetiche”, ha osservato Arielle Levy, membro del collettivo di cittadini per la moda circolare Uamep, evidenziando che il meccanismo di sovrapproduzione rende il fast-fashion una delle industrie più inquinanti al mondo. Nell’occhio del ciclone ci sono anche le condizioni di lavoro che violano diritti e norme vigenti. Lo scorso luglio, Shein è stato multato di 40 milioni di euro per “pratiche commerciali ingannevoli”, ricorda la petizione, segnando un importo record in Francia.

Nel 2021, la Ong Public Eye ha rivelato cifre concrete sulle giornate lavorative dei dipendenti in loco: oltre 75 ore di lavoro settimanali per un massimo di 1.500 euro al mese, “tale importo può essere diviso per tre nei mesi meno redditizi” e “il tutto questo senza un contratto di lavoro”, ha aggiunto Levy.
In una dichiarazione alla stampa, la sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo ha denunciato “l’insediamento di Shein, simbolo del fast fashion, al Bhv Marais”, una struttura inaugurata nel 1856 nel cuore di Parigi, a due passi dal comune della capitale francese.

“Questa scelta è contraria alle ambizioni ecologiche e sociali di Parigi, che promuove un commercio locale responsabile e sostenibile”, ha spiegato Hidalgo. Oggi, la Banca dei Territori (Banque des Territoires) ha annunciato di rinunciare all’acquisizione dei locali del Bhv, dal valore di 300 milioni di euro, deplorando una “violazione di fiducia” legata all’annuncio dell’imminente apertura del marchio asiatico Shein al sesto piano. “Questa decisione fa seguito all’annuncio di una partnership tra Sgm (Società dei grandi magazzini) e Shein, un’azienda il cui modello non corrisponde ai valori e alla filosofia operativa della Banque des Territoires”, ha dichiarato questa entita’ della Cassa dei depositi francese in un comunicato.

“Profondamente scioccata” dall’arrivo di un marchio regolarmente accusato di inquinamento ambientale e pessime condizioni di lavoro, la co-fondatrice del brand di cosmesi Aime, Mathilde Lacombe, ha immediatamente annunciato il suo abbandono del Bhv Marais, insieme ad altri noti marchi francesi come Culture Vintage e Talm. Diversi fornitori hanno già fatto le valigie, tra cui Le Slip Francais e Maison Lejaby, assenti dal Bhv da due settimane dopo dieci anni di collaborazione, alla luce delle ultime decisioni prese dalla Sgm e per problemi di gestione del celebre grande magazzino, in cui le firme deplorano ritardi di pagamento per milioni di euro da parte della proprietà, due fratelli trentenni, Frederic e Maryline Merlin.

Anche Farrow & Ball (vernici e carta da parati), Swarovski (gioielli) e American Vintage (abbigliamento) hanno abbandonato la nave, mentre i noti tè Mariage Freres hanno sospeso le vendite e altre aziende non consegnano più merci, secondo quanto riferito dai principali sindacati, che respingono con decisione l’intesa con Shein. Le difficoltà di gestione si riflettono negli scaffali vuoti e nelle corsie sparse del grande magazzino, che impiega direttamente 750 persone. La Società dei grandi magazzini, che ha acquistato l’attività del Bhv dalle Galeries Lafayette nel 2023, ha stipulato un accordo con il gigante asiatico annunciato ufficialmente soltanto la scorsa settimana.

Lo scorso giugno, un anno dopo il voto dell’Assemblea nazionale, il Senato francese ha approvato un disegno di legge per frenare l’ascesa del “fast fashion”, la tendenza “ultra-effimera” incarnata appunto dal colosso della vendita al dettaglio Shein e dai suoi abiti low-cost spediti a milioni dalla Cina, oltre a Temu. Il disegno di legge, presentato dalla deputata di Horizons Anne-Cecile Violland, sostenuta dal governo, è stato approvato all’unanimità.

Il testo finale, per essere attuato, deve ottenere l’accordo di deputati e senatori durante una riunione congiunta della commissione competente che era prevista lunedì 6 ottobre. Peccato che quel giorno il primo ministro Sebastien Lecornu abbia annunciato le dimissioni del suo governo nominato poche ore prima, bloccando di fatto l’iter parlamentare cruciale. Pochi giorni prima che la Francia precipitasse nel caos istituzionale, un gruppo di deputati aveva scritto direttamente a Lecornu chiedendogli di bloccare l’insediamento di Shein nei grandi magazzini d’Oltralpe e di far adottare quanto prima la legge anti fast fashion.

 

 

 ​ Read More 

​ 

VIRGO FUND

PRIMO PIANO