AGI – L’allarme era scattato già a primavera, a poche settimane dal ritorno di Donald Trump, ma gli ultimi dati lo confermano: gli stranieri viaggiano meno negli Stati Uniti. Secondo i dati della società Tourism Economy riportati dalla Abc, il 2025 si chiuderà con un calo dell’8,2% degli arrivi internazionali. Meglio della precedente stima di un -9,4%, ma ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Tra le poche eccezioni, gli italiani, il cui numero è aumentato. “Il calo nell’affezione si è rivelato grave”, ha spiegato la società.
Le prenotazioni aeree indicano che il rallentamento degli arrivi internazionali di maggio, giugno e luglio probabilmente continuerà. Non solo le città di confine, a nord come a sud, hanno registrato cali consistenti. Meno stranieri si contano in destinazioni turistiche classiche come New York, Washington, Las Vegas e Los Angeles. La società Nyc Tourism + Conventions ha previsto alla fine di luglio circa 2 milioni di visitatori stranieri in meno a New York quest’anno, per una perdita di 4 miliardi di dollari.
From northern border towns to major hot spots like Las Vegas, popular travel destinations reported hosting fewer foreign visitors this summer, a trend analysts warn could persist well into the future.
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— ABC News (@ABC) September 1, 2025
Colpa delle politiche di Trump?
Gli organizzatori di una gara internazionale di swing hanno deciso per esempio di rinviare la competizione prevista a Harlem, New York. Metà dei partecipanti sarebbe arrivata da Canada e Francia, le cui relazioni con gli Usa non sono proprio eccellenti. “I ballerini non vogliono venire qui”, ha raccontato la co-produttrice Tena Morales. Stesso clima a Washington, dove l’amministrazione Trump ha recentemente schierato la Guardia Nazionale. Le autorità turistiche locali prevedono un calo del 5,1% dei visitatori da fuori, tanto che si è deciso di correre ai ripari con una campagna per contrastare la retorica negativa sulla città.
In molti puntano il dito contro Trump e le sue politiche su immigrazione e dazi, che hanno avuto un impatto sull’immagine degli Usa e fatto sentire gli stranieri meno desiderati. “La percezione è realtà”, ha spiegato Deborah Friedland, direttrice della società finanziaria Eisner Advisory Group. Pesano dunque non solo l’aumento dei costi di viaggio, ma anche le tensioni geopolitiche.
I numeri
I dati governativi confermano un calo degli arrivi internazionali nei primi sette mesi dell’anno. I visitatori d’oltremare (esclusi Canada e Messico) sono diminuiti di oltre 3 milioni, pari all’1,6%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Europa occidentale ha registrato un calo del 2,3%, con i visitatori dalla Danimarca in calo del 19%, dalla Germania del 10% e dalla Francia del 6,6%. In Asia, si sono registrati cifre negative a doppia cifra da Hong Kong, Indonesia e Filippine. Anche dall’Africa sono arrivati meno visitatori. Per la prima volta da 20 anni a questa parte, sono stati più gli americani che hanno varcato il confine con il Canada che i canadesi diretti negli Usa per le vacanze. In controtendenza alcuni Paesi come Argentina, Brasile e Giappone. E Italia.
Il calo di viaggiatori dall’estero ha già spinto il settore a cambiare strategia e puntare al turismo nazionale. “Visit Buffalo Niagara” ha spostato l’obiettivo delle campagne pubblicitarie sugli americani e in particolare in città come Boston, Philadelphia e Chicago. Eventi sportivi giovanili hanno aiutato a colmare il vuoto lasciato dai turisti canadesi. Le principali compagnie aeree statunitensi hanno registrato un aumento del 2% della domanda di voli nazionali, dopo un inizio d’anno debole. Secondo la Federal Aviation Administration, questo lungo weekend del Labor Day è più affollato degli ultimi 15 anni. Ma se questo basterà a colmare il vuoto lasciato dai viaggiatori stranieri saranno i dati di fine anno a dirlo.