mercoledì, Novembre 5, 2025
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Le Capitali “nascoste” della Storia

AGI – Il Lazio è la patria di Capitali della Storia. Ma sembrano “nascoste”, messe quasi in ombra dalle meraviglie della vicina Roma. Eppure sono autentiche “chicche” del passato. Per esempio, nella regione sono nati il monachesimo di san Benedetto poi diffusosi in tutta Europa (Cassino) e il presepe di san Francesco diventato elemento essenziale dei festeggiamenti natalizi (Greccio); un’ostia consacrata ha sudato sangue tra le mani di un sacerdote mentre diceva Messa portando il papa di allora a istituire la celebrazione del “Corpus Domini” (Bolsena); è avvenuto il primo lungo conclave della Chiesa cattolica (Viterbo) e ha avuto origine lo Stato pontificio (Sutri). E questa è solo una parte degli eventi straordinari che si possono elencare.

La cartina politica di questa parte dell’Italia centrale conta cinque province: Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone e Roma appunto. Stando ai numeri, dopo il periodo della pandemia del Covid-19 in ciascun capoluogo il flusso turistico ha mantenuto una crescita costante. Secondo le cifre pubblicate dalla Regione sulle pagine web di Lazio Statistica, aggiornate al settembre scorso, nel 2023 (ultimo anno menzionato) l’ammontare di arrivi e presenze è stato più che incoraggiante. In dettaglio, stando al glossario Istat per arrivi negli esercizi ricettivi della regione s’intende il “numero di clienti ospitati nel periodo considerato”, mentre le presenze si riferiscono al “numero delle notti trascorse”.

Nel 2023 nel Lazio gli arrivi sono stati 11.376.944, oltre due milioni in più rispetto ai dodici mesi precedenti (9.093.706). E un uguale incremento si è registrato anche nelle altre città: a Frosinone, da 301.814 di arrivi nel 2022 si è passati a 366.607 nel 2023; Latina, da 430.821 a 475.281; Rieti, da 54.804 a 57.171; Viterbo, 312.568 e 348.526. E chiaramente Roma in testa: da 7.993.699 a 10.129.359. Insomma, il turismo gode di buona salute.

Dalla stessa fonte statistica, però, salta fuori anche qualche sorpresa. Tra le mete più visitate nelle cinque province, infatti, si scopre che a fare i grandi numeri non sono stati i luoghi dove sono avvenuti gli eventi storici memorabili, ma altri. Per esempio, nella provincia viterbese le destinazioni maggiormente raggiunte sono state il capoluogo medievale (72.494 nel 2023), l’etrusca Tarquinia (53.328) e la “mariana” Bolsena (50.0449). Mentre è scivolata a fanalino di coda la suggestiva e antica Sutri (5.671) dove è avvenuta la fondazione dello Stato vaticano.

Oppure, rifacendosi sempre alle tabelle del 2023 di Lazio Statistica, nel Reatino il capoluogo è stato primo in classifica con 23.277 arrivi, seguito da Magliano Sabina salito a 13.978, invece Greccio – luogo di nascita del presepe – si è fermato a soli 180 curiosi. Anche il Frusinate mostra le sue tipicità: il benessere offerto della stazione termale di Fiuggi ha attirato più della papalina Anagni: 135.849 arrivi la prima contro i 15.092 della seconda. Nel Pontino, invece, le località di mare sono andate alla grande. Sempre nel 2023 (per dirne solo alcune), 69.093 ingressi a Gaeta, 39.639 a Sperlonga e 30.890 a Sabaudia.   

Allargando lo sguardo e rifacendosi sempre alla rilevazione disponibile di due anni fa, da menzionare l’osservazione relativa all’area di provenienza dei visitatori. Gli italiani sono stati la maggioranza: 4.215.905. Ma secondi non si sono piazzati i turisti provenienti dai Paesi “vicini” dell’Unione europea (2.748.016), bensì quelli dal resto del mondo: 4.060.874.

È chiaro che Roma, principale città del Paese, ha una forza centripeta che attira tutto e tutti lasciando il resto “ai margini”. Bastano pochi dettagli per farla ingombrante: è la “città più conosciuta al mondo” (fonte Unesco), “cuore” del cristianesimo, ha dato i natali al Barocco e nel 2024 è stata la meta italiana più affollata di turisti arrivati a spendere 3,63 miliardi di euro (dal secondo rapporto Tourism and Incoming Watch pubblicato dal ministero del Turismo). Non solo, dopo Torino la “Caput mundi” è la seconda metropoli più estesa del Paese (dati Istat 2023) ed è sede di due Stati e residenza dei loro rispettivi più alti rappresentanti, papa e presidente della Repubblica.

Inoltre, Roma sfoggia il suo patrimonio culturale con noncuranza e a cielo aperto. Infatti, molti “gioielli” sono incastonati proprio in mezzo al traffico cittadino. Come il Colosseo dell’impero romano, che nel 2024 – vanto del ministero della Cultura – è stato il parco archeologico più “amato” e frequentato d’Italia con 14.733.395 visitatori. Poi c’è la basilica di San Pietro, gli obelischi dell’antico Egitto e altre “gemme” ancora. La Capitale (non dappertutto) è un monumento senza barriere, una grande bellezza che lo scorso anno “con 51,4 milioni di presenze e 22,2 milioni di arrivi – ha esultato il Campidoglio a gennaio – ha stabilito il proprio record storico sul turismo”. In breve, Roma è Roma ed è difficile farle concorrenza. Quindi è normale che qui siano capitate e continuino a succedere cose indimenticabili. Ciononostante, nel Lazio ci sono posti dove si sono vissute vite e vicende che hanno cambiato il corso degli eventi nell’Occidente e nel mondo intero.
Fabio Di Chio

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