AGI – Dopo aver trascorso quasi due settimane in un bunker segreto da qualche parte, la Guida Suprema dell’Iran, l’86enne Ayatollah Ali Khamenei, potrebbe approfittare del cessate il fuoco per mettere il naso fuori dal suo nascondiglio. Nemmeno i più alti funzionari del regime hanno avuto contatti con lui e sebbene Donald Trump abbia intimato a Benjamin Netanyahu di non ucciderlo, il mirino di Israele è sempre puntato su di lui.
Quando – o se – uscirà allo scoperto, vedrà un paesaggio di morte e distruzione. Senza dubbio apparirà ancora sulla televisione di stato a proclamare la vittoria nel conflitto, cercherà di ripristinare la sua immagine, ma dovrà affrontare nuove realtà, persino una nuova era, scrive la Bbc, secondo cui se la guerra ha lasciato l’Iran significativamente indebolito, Khamenei lo è ancora di più.
L’entità dei danni subiti dalle forze armate iraniane à ancora poco chiara e controversa, ma i ripetuti bombardamenti delle basi e delle installazioni dei Guardiani della rivoluzione suggeriscono un sostanziale degrado della potenza militare di Teheran. La militarizzazione aveva a lungo consumato una grande quantità di risorse nazionali e gli impianti nucleari che sono costati quasi vent’anni di sanzioni statunitensi e internazionali con un costo stimato di centinaia di miliardi di dollari, sono ora danneggiati dai raid aerei, sebbene la reale entità di tali danni sia stata difficile da valutare.
In molti, in Iran, si chiedono a cosa sia servito tutto ciò. Un gran numero di cittadini riterrà l’ayatollah Khamenei responsabile di aver messo l’Iran in rotta di collisione con Israele e gli Stati Uniti, lo accuseranno di perseguire l’obiettivo ideologico di distruggere Israele – una cosa che a molti iraniani non interessa – e di aver perseguito con ostinazione uno status nucleare che avrebbe dovuto rendere il suo regime invincibile. Le sanzioni hanno paralizzato l’economia iraniana, riducendo un importante esportatore di petrolio all’ombra di se stesso, povero e in difficoltà.
“E’ difficile stimare per quanto tempo ancora il regime iraniano possa sopravvivere sotto una pressione così significativa, ma questo sembra l’inizio della fine“, afferma Lina Khatib, visiting scholar all’Università di Harvard. “E’ probabile che Ali Khamenei diventi l’ultimo ‘leader supremo’ della Repubblica Islamica nel pieno senso della parola.
Un’agenzia di stampa iraniana ha riferito che alcune figure di spicco dell’ex regime hanno esortato i più i leader religiosi della città santa di Qom a intervenire e a determinare un cambio di leadership. “Ci sarà una resa dei conti”, dice Ali Ansari, direttore dell’Istituto di Studi Iraniani presso l’Università di St Andrews.
“E’ abbastanza chiaro che ci sono enormi disaccordi all’interno della leadership, e c’è anche un’enorme infelicità tra la gente comune. Nelle ultime due settimane, molti iraniani hanno lottato con sentimenti contrastanti tra la necessità di difendere il proprio Paese e il profondo odio per il regime. Si sono mobilitati per il Paese, non scendendo in piazza per difendere il regime, ma per prendersi cura gli uni degli altri.
Ci sono state segnalazioni di grande solidarietà e vicinanza. Gli abitanti di città e villaggi fuori dalle aree urbane hanno aperto le porte a coloro che erano fuggiti dai bombardamenti nelle loro città, i negozianti hanno abbassato i prezzi dei beni di prima necessità, i vicini si sono bussati alle porte per chiedere se avessero bisogno di qualcosa. Ma molti sono consapevoli che Israele sta cercando un cambio di regime in Iran. Che è anche cio’ che molti iraniani desiderano, pur se non accetterebbero mai che fosse progettato e imposto da potenze straniere. “E’ improbabile che il regime iraniano venga rovesciato dall’opposizione interna. Rimane forte in patria e intensificherà l’oppressione interna per reprimere il dissenso”, dice Khatib.
L’Ayatollah Khamenei potrebbe ora essere fiducioso che il suo regime sia sopravvissuto, per un soffio. Ma a 86 anni e malato, sa anche che i suoi giorni potrebbero essere contati e potrebbe voleàr garantire la continuita’ con una transizione ordinata del potere a un altro alto funzionario religioso o persino a un consiglio di leadership. E i comandanti di alto rango superstiti, fedeli alla guida suprema, potrebbero cercare di esercitare il potere da dietro le quinte.