sabato, Giugno 7, 2025
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Le conseguenze della lite Trump-Musk sulla corsa allo spazio

AGI – I più preoccupati sono i sette a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. I più divertiti sono i russi (a terra) che già si immaginano l’imbarazzata telefonata con cui la Nasa finisce per chiedere una mano a riportarli a casa, magari a bordo di una vecchia ma sempre affidabile – e soprattutto statale – Soyuz. Nel fitto scambio di accuse che è seguito alla fine della breve ma intensa relazione di politica e affari tra Elon Musk e Donald Trump, il Ceo di SpaceX l’ha buttata lì: potrei smettere di far partire i miei razzi.

 

Salvo poi ripensarci e dire che scherzava, con ogni probabilità più per amore dei sostanziosi contratti con la Nasa che per sensibilità nei confronti di quei sette in orbita attorno alla Terra. Ma è chiaro che la querelle Trump vs Musk è destinata ad avere echi cosi’ vasti da raggiungere lo spazio. I razzi di SpaceX trasportano gli astronauti statunitensi alla Stazione Spaziale Internazionale, la sua costellazione satellitare Starlink copre il globo con la banda larga e l’azienda è coinvolta in alcuni dei progetti più delicati del Pentagono, tra cui il tracciamento di missili ipersonici. Così, quando Trump ha minacciato di annullare i contratti federali di Musk, gli osservatori spaziali hanno drizzato le orecchie.

 

Musk ha ribattuto che avrebbe messo fuori servizio Dragon – la capsula su cui la NASA fa affidamento per i voli con equipaggio – prima di ritrattare la minaccia poche ore dopo. Per ora, gli esperti affermano che la dipendenza reciproca dovrebbe tenere a bada una rottura totale, ma l’episodio rivela quanto possa essere destabilizzante qualsiasi frattura.

 

Fondata nel 2002, SpaceX ha superato i tradizionali fornitori per diventare il principale nei servizi di lancio.

 

Spinta dall’ambizione di Musk di rendere l’umanità multiplanetaria, ora è l’unico mezzo della NASA per inviare astronauti sulla ISS, simbolo della cooperazione post-Guerra Fredda e banco di prova per missioni spaziali più profonde. L’azienda ha completato 10 missioni con equipaggio e ha un contratto per altre quattro, nell’ambito di un accordo del valore di quasi 5 miliardi di dollari. Ma è solo una parte di un portafoglio più ampio che include 4 miliardi di dollari dalla Nasa per lo sviluppo di Starship, il megarazzo di nuova generazione; quasi 6 miliardi di dollari dalla Space Force per i servizi di lancio; e 1,8 miliardi di dollari per Starshield, una rete di satelliti spia. Se la Dragon fovesse restare a terra, gli Stati Uniti sarebbero nuovamente costretti a fare affidamento sui razzi russi Soyuz per l’accesso alla ISS, come è accaduto tra il 2011 e il 2020, dopo il ritiro dello Space Shuttle e prima dell’entrata in servizio della Crew Dragon.

 

“Nell’attuale clima geopolitico, non sarebbe la soluzione ottimale”, dice l’analista spaziale Laura Forczyk. La NASA sperava che Starliner della Boeing avrebbe garantito la ridondanza, ma i persistenti ritardi – e un test con equipaggio fallito lo scorso anno – hanno costretto a prendere tempo. Persino le missioni cargo di Northrop Grumman ora si affidano al Falcon 9 di SpaceX, il cavallo di battaglia della sua flotta di razzi. La situazione getta un’ombra anche sul programma Artemis: una variante del lander lunare di Starship è prevista per le missioni III e IV, le prossime con equipaggio verso la Luna. Se Starship venisse messa da parte, la rivale Blue Origin potrebbe trarne vantaggio, ma i tempi si allungherebbero, dando alla Cina la possibilità di arrivare prima.

“Ci sono pochissimi veicoli di lancio capaci quanto il Falcon 9: non è possibile mollare così facilmente come il Presidente Trump potrebbe supporre”, dice Forczyk.

 

Oppure, ed è lo scenario più temuto dalla Nasa, la faida potrebbe far disamorare Trump nei confronti dello spazio. SpaceX non dipende interamente dal governo degli Stati Uniti. Gli abbonamenti a Starlink e i lanci commerciali rappresentano una quota significativa dei suoi ricavi, e l’azienda effettua anche missioni private. La prossima, con il partner Axiom Space, trasportera’ astronauti provenienti da India, Polonia e Ungheria, finanziati dai rispettivi governi. Ma perdere i contratti con il governo statunitense sarebbe comunque un duro colpo.

 

“È uno scenario cosi’ apocalittico per entrambe le parti che è difficile immaginarlo”, dice Clayton Swope, vicedirettore dell’Aerospace Security Project presso il Center for Strategic and International Studies “Entrambe le parti hanno tutte le ragioni per superare il disaccordo e tornare al lavoro”, Segnali di una frattura sono emersi lo scorso fine settimana, quando la Casa Bianca ha bruscamente ritirato la nomina del miliardario Jared Isaacman, esperto di pagamenti elettronici e stretto alleato di Musk, che ha volato due volte nello spazio con SpaceX, ad amministratore della Nasa. In un recente podcast, Isaacman ha affermato di credere di essere stato scartato perché “alcune persone hanno dei conti in sospeso, e io ero un bersaglio valido e visibile”.

 

L’episodio, più ampio, potrebbe anche riaccendere il dibattito sulla dipendenza di Washington dai partner commerciali, in particolare quando un’azienda detiene una posizione cosi’ dominante.S wope ha osservato che, mentre il governo degli Stati Uniti ha a lungo favorito l’acquisto di servizi dall’industria, i vertici militari tendono a preferire la proprietà dei sistemi da cui dipendono. 

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