giovedì, Giugno 5, 2025
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Licenziata per molestie a un collega, la Cassazione: “Condotta contraria ai valori della r…

AGI – La Cassazione cancella una decisione della Corte d’Appello di Milano che, pur ritenendo provati i fatti, aveva ritenuto sproporzionato il licenziamento di una lavoratrice di uno stabilimento che produce calzature per il marchio del lusso Louboutin per molestie sessuali ai danni di un collega “in considerazione della mancanza di procedimenti disciplinari precedenti e di significativi effetti dannosi per l’organizzazione aziendale”.

 

Nei giorni scorsi, gli ermellini della sezione Lavoro hanno annullato e rimandato a un nuovo appello con l’invito ai giudici che torneranno a occuparsi della causa a considerare invece legittimo il licenziamento della donna che lavorava nel calzaturificio nel Milanese. Era stata cacciata dalla datrice di lavoro con una lettera il 10 marzo 2023 contestandole l’utilizzo “in più occasioni e in maniera continuativa di frasi con contenuto sessuale e manifestato attenzioni indesiderate all’indirizzo di un collega”.

 

Il Tribunale, a cui aveva presentato ricorso la lavoratrice, aveva ribadito la decisione del calzaturificio e ritenuto il comportamento della donna “contrario al vivere civile“. La Corte d’Appello aveva però cancellato il provvedimento condannando la società datrice di lavoro a risarcire 22mila euro, pari a 12 stipendi, alla dipendente. Secondo i giudici il benservito era una sanzione troppo pesante e si sarebbero dovute adottare sanzioni più lievi prima di giungere al “licenziamento in tronco”. 

 

La ditta che ha sede a Parabiago e produce anche le iconiche scarpe da donna con la suola rossa ha presentato ricorso alla Cassazione che l’ha pienamente accolto evidenziando nella decisione, letta dall’AGI, che invitava il collega a presentarsi nel reparto di controllo delle tomaie per futili motivi “rallentando il processo produttivo aziendale”.

 

Due le ragioni dell’annullamento sottolineate dalla Suprema Corte: la prima è che la Corte d’Appello non ha considerato che le molestie hanno inciso sulle dinamiche lavorative e sono state poste in essere alla presenza di altri colleghi; la seconda è che “non è conforme ai valori presenti e ormai radicati nella realtà sociale e ai principi dell’ordinamento” ricondurre il comportamento solo a una sanzione disciplinari”. L’invito degli ‘ermellini’ alla Corte d’Appello è di riesaminare il caso “alla luce della corretta scala valoriale di riferimento”.

 

Nella decisione si sottolinea che nel codice di condotta approvato dalla Maison si fa riferimento a un ambiente di lavoro in cui non devono trovare spazio alcuni comportamenti tra i quali le discriminazioni sessuali. 

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