AGI – La premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo sperano. Stasera, almeno secondo una buona parte degli analisti, ci potrebbe essere una storica promozione dei conti pubblici italiani da parte di Moody’s, la più severa tra le agenzie di rating. Sarebbe l’ennesimo attestato di fiducia da parte dei mercati finanziari dopo la promozione di S&P Global Ratings (aprile 2025 e confermato a ottobre) da BBB a BBB+ con outlook stabile, Fitch Ratings (settembre 2025) da BBB a BBB+ con outlook stabile, Dbrs ad ‘A (low)’ con prospettive stabili e Scope che lo scorso 31 ottobre ha alzato a positivo l’outlook sulla valutazione di ‘BBB+’.
Una promozione che non arriva da Moody’s da ben 23 anni: era il maggio 2002 quando l’agenzia alzò il giudizio da Aa3 a Aa2 (oggi è a Baa3). Qualche segnale positivo è arrivato lo scorso 23 maggio, quando Moody’s ha alzato l’outlook da stabile a positivo confermando il rating Baa3.
A spingere gli analisti a ritenere possibile una promozione, c’è la politica fiscale ‘prudente’ del governo che ha fissato per quest’anno un deficit al 3% del prodotto interno lordo, in linea con le norme UE con un anno di anticipo, sostenuto da maggiori entrate e minori costi di servizio del debito.
I segnali positivi secondo gli analisti di mercato
“La performance dei conti pubblici italiani continua a sorprendere in positivo”, scrivono gli analisti di Citi, citando la fine delle misure di stimolo come il superbonus e i progressi sul fronte occupazionale anche grazie al sostegno del PNRR. “I fondamentali positivi non sono ancora riflessi nel rating”. L’ultima azione dell’agenzia sull’Italia risale a ottobre 2018 quando bocciò i conti pubblici portando il giudizio da Baa2 a Baa3 appena sopra la soglia “junk” (spazzatura) per le tensioni sulla politica economica del governo gialloverde e alle incertezze sulla manovra finanziaria. UniCredit vede nel possibile upgrade “un altro passo nel trend costruttivo sulla solidità creditizia“, ricordando che l’agenzia resta la più prudente. BBVA assegna il 60% di probabilità di una promozione citando anche la scelta di non declassare Parigi limitandosi ad abbassare l’outlook a negativo.
Criticità strutturali e debito pubblico
Certo non sono tutte rose e fiori. Per gli analisti i punti di criticità del nostro Paese sono rappresentati dall’invecchiamento demografico e dall’elevato debito pubblico che pesano sulla sostenibilità, dalle tensioni commerciali che incidono su una crescita cronicamente debole.
Fiducia nella gestione dei conti pubblici
Per Giacomo Calef, Country Head Italia, NS Partners, sui mercati si registra “una maggiore fiducia nella gestione dei conti pubblici e nella stabilità politica“. “Il deficit si sta avvicinando alla soglia del 3% del Pil, permettendo un’uscita graduale dalla procedura per disavanzo eccessivo. La manovra di bilancio appare rigorosa e priva di nuovi interventi espansivi, segnale di un approccio attento al consolidamento fiscale. I costi di rifinanziamento del debito riflettono già in parte questa traiettoria virtuosa, con uno spread stabile e rendimenti in calo rispetto ai picchi di fine 2023. Resta tuttavia il nodo della crescita, ancora modesta – un limite strutturale comune a gran parte dell’Europa – che potrebbe frenare la velocità del miglioramento del merito di credito. In questo contesto, l’ipotesi di un upgrade da parte di Moody’s non può essere esclusa: la combinazione di deficit in calo, manovra prudente e uscita dalla procedura europea crea le condizioni per un giudizio più favorevole”, conclude.



