AGI – Nemmeno posti in piedi: è questa la frase più adatta a rendere l’idea della partecipazione di pubblico alla presentazione di ‘Malastrada’ (Rizzoli) di Ugo Barbàra, andata in scena ieri alla libreria Mondadori di Piazza Cola di Rienzo. D’altronde, il secondo capitolo della saga della famiglia Montalto segue al successo de ‘I Malarazza’, che in termini di copie vendute può ad oggi essere misurato nell’ordine delle decine di migliaia. Accompagnato dalla giornalista del Corriere della Sera Virginia Piccolillo e dalle letture dell’attore Stefano Scialanga, Ugo Barbàra ha raccontato al pubblico tanti aneddoti e curiosità legati alla stesura di questo lavoro di quasi 700 pagine, per poi incontrare l’AGI.
Parliamo di trama, temi e ambientazione del libro
‘Malastrada’ copre un arco temporale che va dal 1880 al 1920, riprendendo l’epopea ispirata ad una famiglia di imprenditori siciliani realmente esistita ed emigrata da Castellamare del Golfo in America. Siamo alla seconda generazione dei Montalto: dopo aver costruito un impero oltre oceano la prima è ormai venuta meno ed ora i figli devono dividersi la torta, tra conflitti, tensioni ed alleanze. La vecchia madre ha distribuito oneri e onori, ma non tutti sono in grado di farsene carico, mentre la Storia con la S maiuscola cambia di continuo le carte in tavola e gli imprevisti si susseguono. Il tema base rimane l’ambizione nell’accezione alta del termine, da intendersi, quindi, come tensione al perseguimento dei propri sogni. Ma gestire un impero significa dover fare i conti anche il senso di inadeguatezza e con la distanza concreta tra capacità reali ed effettive volontà. I rapporti tra fratelli si alterano: non devono più guardarsi da minacce esterne, ora la partita è tra loro. L’ambientazione unisce Sicilia, più precisamente la zona del trapanese e luoghi come Castellamare, Gibellina e Scopello, ed USA. Se nel primo volume l’azione della parte americana si svolgeva a New York, nel secondo si estende fino alla California: Los Angeles sta sorgendo e per alcune pagine il romanzo può definirsi un western. Sarebbe infatti impossibile raccontare quel periodo senza far rivivere l’epopea che ha segnato la spinta verso occidente. La quinta siciliana permette invece di ampliare il racconto alle lotte contadine, ai fasci ed al sorgere del socialismo, che contagia l’area dove sorgono i possedimenti dei Montalto.
Il lavoro di ricostruzione storica appare estremamente minuzioso
E’ stato enorme: sia per ‘I Malarazza’ che per ‘Malastrada’ ho usato materiale raccolto in 30 anni di vita. Quando mi venne l’idea di questa storia vivevo negli Usa, ospite della famiglia che ha ispirato la saga, ma non era il momento giusto per scrivere qualcosa di tanto impegnativo. E non lo è stato fino ad oggi. Facendo spesso la spola tra Stati Uniti e Italia, ho però comprato moltissimi saggi e libri fotografici sull’epoca dell’emigrazione italiana. Tre decenni di letture hanno fatto sì che il tutto venisse a tal punto rielaborato che oggi scrivere mi viene quasi facile: ho sedimentato tonnellate di documentazione. Inoltre mi diverto a far interagire personaggi di finzione con altri realmente esistiti e fatti veri con invenzioni, sempre rispettando la Storia. Il comportamento di Joe Petrosino con i Montalto, ad esempio, è in linea con il suo agire reale. La sua psicologia diventa finzione, così come accade per Roosevelt e La Guardia. La verosimiglianza, d’altronde, resta fondamentale in un romanzo storico. Cercando nelle pieghe del Tempo, ci si imbatte in eventi che dimostrano come la vita vera sia dotata di molta più fantasia di qualsiasi scrittore. Regala personaggi reali perfetti per l’interazione con quelli inventati.
Sembrano libri già pronti per una trasposizione cinematografica o televisiva
Senza dubbio, ma se avessi ragionato in questi termini sarei stato meno eccessivo nello scrivere. Ne ‘I Malarazza’ vengono descritte due guerre – quella di Secessione e quella che portò alla proclamazione del Regno d’Italia – ed i passaggi tra Usa e Sicilia si susseguono. Si tratterebbe di progetti complessi dal punto di vista delle scenografie e senza dubbio impegnativi e costosi, ma di certo la saga dei Montalto, con la sua potenzialità di incarnare un modo diverso di raccontare l’emigrazione italiana, si presta molto alla trasposizione.
Quella dei Montalto è stata pensata come una trilogia: a quando il nuovo capitolo?
Non sarà in libreria prima di un anno, perché ora devo affrontare il periodo più complesso. Il ventesimo secolo è stato segnato da tantissimi avvenimenti tra le due sponde dell’oceano. La storia si chiude negli anni ’70 del Novecento, con un sottoepilogo ulteriore che arriva ai ‘90 dettato dalla necessità di fare chiarezza su un delitto cui si accenna nei primi due libri. Un arco temporale narrativo che inizia nel 1943 e su cui, dopo tanto riscontro, sento l’obbligo di dare il meglio ai lettori.