sabato, Giugno 14, 2025
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Meloni al lavoro per de-escalation. Tajani riferisce alle Camere

AGI – Priorità de-escalation e ritorno alla diplomazia in un contesto complesso in cui destano “preoccupazione” i rapporti dell’Aiea sulle violazioni da parte di Teheran degli obblighi del Trattato di non proliferazione nucleare.

Giorgia Meloni segue l’evoluzione dell’attacco israeliani all’Iran dalle prime ore della mattina e dopo pranzo convoca un vertice in videocollegamento cui partecipano i vertici dell’intelligence, i vicepremier Antonio Tajani, Matteo Salvini, i ministri Guido Crosetto, Matteo Piantedosi, Giancarlo Giorgetti, e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

 

“Nel corso della riunione, durata circa un’ora, si sono registrati con preoccupazione i rapporti dell’Aiea che hanno trovato l’Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi nucleari”, è la denuncia contenuta nella nota diffusa da Palazzo Chigi, al termine della riunione.

 

“In questo quadro è stato riaffermato il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali ospitate a Roma – si precisa -, e sottolineato come una soluzione diplomatica debba restare l’obiettivo prioritario”.

 

“Il governo italiano continuerà a lavorare con tutti i partner per promuovere una de-escalation”, si puntualizza. Nel corso della giornata, la presidente del Consiglio, che domani partirà per il vertice del G7 in Canada, è impegnata in diversi colloqui telefonici. Meloni sente il presidente Usa Donald Trump, la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che in mattinata era stato impegnato in una call con il francese Emmanuel Macron e il britannico Keir Starmer.

 

Tutti colloqui “propedeutici”, viene spiegato, ad altri che seguono con gli attori principali della regione. Ma l’altro tema che preme il governo è la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani. “Sono circa 450 i connazionali residenti in Iran, sono stati tutti contattati dall’ambasciata e non ci preoccupazioni particolari, tranne la situazione generale”, assicura Tajani.

 

“I colloqui Usa-Iran in Oman di domenica sono stati annullati, ma visto che fino ai ieri sera erano stati confermati ero convinto che l’attacco israeliano non sarebbe stato così imminente – confida il titolare della Farnesina -. Si sapeva che ci sarebbe stato un attacco, ma ritenevo che Israele avrebbe dato un’altra possibilità” ai colloqui.

 

Comunque “noi non siamo stati informati dell’attacco, solo gli Stati Uniti sono stati informati”, sostiene. “Ho parlato a lungo con i ministri degli Esteri di Israele, Oman, Iran, Francia. Ne sentirò altri nel corso della giornata. L’obiettivo di tutti noi europei è impedire un’escalation”, sostiene.

 

Al telefono con Tajani, il direttore dell’Aiea Rafael Grossi avrebbe rassicurato, escludendo conseguenze gravi dal punto di vista delle radiazioni a seguito degli attacchi israeliani. Il capo della Farnesina ha un colloquio anche con il collega israeliano Gideon Sa’ar, con il quale insiste sulla necessità di lavorare per una de-escalation e per la ripresa del dialogo e su quanto sia urgente il cessate-il-fuoco anche nella Striscia di Gaza. In base a quanto avrebbe riferito Sa’ar, Israele avrebbe avuto precise informazioni di intelligence sul programma nucleare e su quello missilistico iraniano: Teheran avrebbe potuto disporre di otto o dieci bombe atomiche in sei mesi, sarebbe la tesi.

 

L’israeliano avrebbe poi confermato anche l’intenzione di Tel Aviv di proseguire con l’operazione ‘Rising lion’ per settimane e di non ritenere un obiettivo il cambio di regime ma di non poterlo escludere. La diplomazia italiana ha una tradizione storica di dialogo aperto ma franco anche con l’Iran (la settimana scorsa era a Teheran il segretario generale della Farnesina). Nella telefonata con Tajani, il collega iraniano Abbas Araghchi ha condannato come grave crimine internazionale l’attacco israeliano e confermato che Teheran intende reagire duramente. Ma anche assicurato che gli iraniani sarebbero disponibili a riprendere il dialogo se Israele interrompesse gli attacchi.

Tajani alle Camere. È scontro con opposizioni

Dal canto suo, Tajani avrebbe chiesto con forza di evitare reazioni azzardate, di lavorare seriamente per la de-escalation e ribadito che questo è il momento della diplomazia. L’Italia è pronta a ospitare nuovi incontri negoziali con gli Usa, è il mantra che arriva da Roma. Mentre da Palazzo Chigi si fa sapere che il coordinamento tra governo e intelligence è “convocato in forma permanente per assicurare un monitoraggio costante della situazione che permetta in ogni momento di adottare le misure che si rivelino necessarie”. 

 

Sarà il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, a riferire domani alle 11, davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato, sugli sviluppi della situazione dopo l’attacco israeliano all’Iran. L’appuntamento è preceduto da un clima rovente: è scontro con le opposizioni che, di prima mattina, chiedono al governo di venire in Parlamento e attivarsi per una de-escalation in Medio Oriente, accusando l’esecutivo di sottovalutare la situazione e, di fatto, essere estromesso dai tavoli internazionali. Dura la replica del ministro degli Esteri, che contrattacca: “È l’opposizione che deve svegliarsi”.

 

Sin dalle prime ore della giornata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – fanno sapere da palazzo Chigi – segue con la massima attenzione l’evolversi della crisi in Iran e nel frattempo convoca per il pomeriggio una riunione in videoconferenza con i ministri maggiormente coinvolti e con i vertici dell’intelligence nazionale. Poi Meloni sente il presidente americano Trump, il Cancelliere tedesco Merz e von der Leyen. Intanto le opposizioni incalzano: tra i primi a chiedere al governo di agire è la segretaria del Pd Elly Schlein.

 

“Seguiamo con preoccupazione la drammatica escalation in Medio Oriente” e “chiediamo al governo di attivarsi con urgenza in tutte le sedi multilaterali per favorire la de-escalation, riprendere gli sforzi diplomatici e scongiurare un allargamento della guerra dalle conseguenze incalcolabili”, dice. Poco dopo in Aula alla Camera Avs, M5s e i dem – descrivendo “uno scenario inquietante” – invocano “una posizione chiara e netta del governo italiano a favore della diplomazia e contro la logica delle armi di Netanyahu”. Quindi chiedono un’informativa urgente al ministro Tajani. “Occorre evitare il rischio di una terza Guerra mondiale e intervenire per fermare questa logica della guerra e delle armi”, scandisce il verde Angelo Bonelli. 

 

Anche il leader M5s Giuseppe Conte critica il governo: “Qualcuno ha intenzione di fermare il criminale Netanyahu o vogliamo lasciare a lui la decisione di farci trascinare tutti in un conflitto dagli effetti devastanti e imprevedibili senza neppure battere ciglia?”. Per Conte “ormai siamo al deserto della politica. E il nostro governo si distingue per l’afonia della nostra premier”. Il leader di Iv Matteo Renzi osserva: “Meloni e Tajani fuori dai tavoli che contano”.

 

Al fuoco di fila delle opposizioni replica Tajani: “Io sono sempre pronto ad andare in Parlamento. Si sveglia un po’ tardi l’opposizione. Avrei preferito una telefonata per avere notizie magari questa notte quando c’è stato l’attacco”. Il ministro insiste: “Io sono qui, quando vogliono sapere le cose, possono venire. Stiamo lavorando non facendo dichiarazioni da casa”.

 

Poi il nuovo affondo: dalle opposizioni “vorrei qualche proposta più costruttiva oltre a dire che devo riferire in Parlamento. Sono pronto a parlare in Parlamento quando vogliono. Io ci sto – conclude Tajani – mi auguro che in Parlamento ci stiano anche i rappresentanti dell’opposizione”. Dichiarazioni che suscitano l’irritazione delle forze di opposizione, scatenando la ‘controffensiva’: Pd, M5s, Avs esprimono “stupore e rammarico, per le parole del ministro e vicepremier Tajani che ha trovato il modo di polemizzare anche in queste ore con le opposizioni”.

 

Netta la presa di posizione della leader dem: “Ci dobbiamo svegliare? Veramente è lui che fino a ieri diceva che non c’erano segnali di attacchi imminenti, quindi mi pare che quello che si deve svegliare sia lui”, taglia corto Schlein, che chiede a “Meloni di mantenere la schiena dritta con Trump, non stia dietro a suoi umori alterni”. A “sollecitare” – si fa sapere – la presenza del governo già domani in Parlamento è stato il presidente della Camera Lorenzo Fontana, ottenendo “la disponibilita’ a riferire sabato mattina”.

 

“Sono fortemente preoccupato per la situazione ed è ovviamente prioritario che il Parlamento sia informato”, sottolinea la terza carica dello Stato, che ringrazia l’esecutivo per la “pronta” risposta. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sente al telefono Meloni: “Stiamo assistendo ad un quadro molto preoccupante che merita l’immediato coinvolgimento del Parlamento”, osserva. 

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