sabato, Novembre 1, 2025
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Meno zucchero nell’infanzia, cuore più sano da adulti

AGI – Un consumo limitato di zucchero durante la prima infanzia è associato a un rischio significativamente inferiore di diverse patologie cardiache in età adulta, tra cui infartoinsufficienza cardiaca e ictus. Lo ribadisce uno studio, pubblicato sul British Medical Journal, condotto dagli scienziati della Hong Kong University of Science and Technology di Guangzhou, in Cina.

Il team, guidato da Jiazhen Zheng, ha analizzato i dati associati alla fine del razionamento dello zucchero nel Regno Unito nel 1953. Il gruppo di ricerca ha considerato le informazioni relative a 63.433 partecipanti della Biobanca britannica, che avevano un’età media di 55 anni. In totale, l’indagine ha coinvolto 40.063 partecipanti che avevano sperimentato il razionamento dello zucchero (meno di 40 grammi al giorno solo dopo i due anni d’età) e 23.370 persone erano invece stati esposte alla sostanza. I tassi di malattie cardiovascolari sono stati valutati attraverso le cartelle cliniche dei pazienti. Allo stesso tempo, gli scienziati hanno considerato un gruppo di controllo esterno di adulti nati al di fuori del Regno Unito che non avevano subito il razionamento dello zucchero o cambiamenti politici simili intorno al 1953, per effettuare confronti più affidabili.

I benefici del consumo limitato di zucchero nell’infanzia

I risultati suggeriscono che un consumo limitato di zucchero durante la prima infanzia è associato a un minor rischio di diverse patologie cardiache in età adulta. Gli effetti principali sono stati osservati nei casi in cui l’assunzione di zucchero era limitata dal concepimento fino ai due anni d’età. Nello specifico, le persone che non avevano assunto zuccheri raffinati nei primi due anni di vita erano associate a un rischio del 20 per cento più basso di malattie cardiovascolari, del 25 e del 26 per cento rispettivamente per infarto e insufficienza cardiaca, del 31 e del 27 per cento per ictus e morte cardiovascolare. Il razionamento dello zucchero è stato anche associato a piccoli ma significativi aumenti della funzionalità cardiaca sana rispetto a coloro che avevano assunto la sostanza nei primi due anni di vita.

Limiti dello studio e prospettive future

Dato che il lavoro era di natura osservazionale, precisano gli autori, non è possibile stabilire un nesso di causa-effetto, e allo stesso tempo non erano disponibili dati dietetici individuali dettagliati. Tuttavia, questo lavoro permette di valutare separatamente gli effetti di diversi periodi di esposizione allo zucchero e di esplorare i potenziali percorsi che collegano il razionamento della sostanza e gli esiti cardiovascolari. “I nostri risultati – concludono gli autori – sottolineano i benefici cardiaci delle politiche di educazione alimentare incentrate sul razionamento dello zucchero nella prima infanzia. I prossimi approfondimenti dovrebbero indagare l’esposizione alimentare a livello individuale e considerare l’integrazione tra fattori genetici, ambientali e comportamentali. Queste informazioni saranno utili per sviluppare strategie di prevenzione più personalizzate”.

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