AGI – Il tempo non era dei migliori. Un po’ piovigginoso e freddo. Ma circa mille persone si erano preparate a trascorrere il lungo weekend di trekking sul versante orientale del Monte Everest approfittando della vacanza offerta dalla festa nazionale cinese.
È cominciata così l’odissea di un gruppone di escursionisti, perlopiù cinesi, rimasti intrappolati in una tempesta di neve e salvato grazie a un’imponente operazione di soccorso e al contributo degli yak, monumentali bovini tibetani che possono arrivare a pesare mezza tonnellata. Mentre il gruppo saliva lungo il sentiero costeggiato da splendide cime ghiacciate, il disagio si faceva sempre più tangibile.
L’improvvisa nevicata era qualcosa di diverso dalla proverbiale imprevedibilità del tempo in montagna. Già prima delle otto di sera, la neve arrivava alle ginocchia dei trekker e per tutta la notte non ha smesso di nevicare, hanno raccontato i superstiti al Guardian. Intrappolati da una tempesta micidiale che si era formata sopra di loro, sferzando Tibet e Nepal con forti piogge e neve, gli escursionisti sono stati radunati dalle guide nella tenda comune, dove sono stati accesi fuochi e si è discusso dei passi successivi. Il rischio di rimanere bloccati per qualche giorno era concreto e qualcuno dei partecipanti ha cominciato a preoccuparsi.
La decisione di partire e’ venuta dopo una notte insonne. La discesa li ha impegnati per tutto il giorno: la fila arrancava lentamente nella neve alta fino alle ginocchia, nell’aria rarefatta dell’alta quota. Alcuni yak sono stati portati in quota per aprire la strada. Lungo il cammino gli abitanti dei villaggi fornivano provviste, acqua calda, cibo e bevande e persino noodles istantanei. Ora sui media si sono scatenate le polemiche: le previsioni meteo parlavano chiaro da giorni, le spedizioni sulle cime vicine erano tornate indietro per tempo e le autorità locali avevano chiuso la vendita dei biglietti e le strade per il fine settimana. Il sospetto è che le escursioni finite in trappola non fossero state autorizzate.