mercoledì, Dicembre 24, 2025
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Napoli torna ad avere una sirena: svelata la ‘Partenope’ di Lello Esposito

AGI – Partenope, simbolo antico di Napoli, città che ha compiuto solo due giorni fa i suoi 2.500 anni, ritorna. E torna in alluminio, metà uccello e metà creatura marina, come l’immagina Lello Esposito, l’artista che alla sua città ha già regalato l’uovo, il Pulcinella e gli occhi di San Gennaro, opere guida all’universo onirico del capoluogo campano, sempre in bilico tra sacro e profano.

La sirena, concepita un anno fa e messa a punto nelle scuderie di Palazzo Sansevero, cuore della Napoli magica scelto da Esposito per il suo atelier meta di amanti dell’arte, è stata svelata oggi e dedicata al genetliaco della città. Con lo scultore, anche il sindaco Gaetano Manfredi. La scultura reinterpreta la figura di Parthenope fondendo elementi della tradizione e della mitologia, con segni di rinascita e speranza, e rappresenta un omaggio profondo alle radici di Napoli, unendo l’arte contemporanea di Esposito alla millenaria eredità storica che la sirena incarna.

Il messaggio dell’arcivescovo e la collocazione a Monte Echia

In un messaggio di auguri alla città inviato in occasione della cerimonia di svelamento, l’arcivescovo Mimmo Battaglia, sottolinea come Napoli sia “città amata e ferita, benedetta e contraddittoria”, ma dai “mille colori insieme per dipingere la speranza di una umanità più solidale, più accogliente”; una città “antica quanto il mare”, dove “nessuno è davvero straniero”, “sirena bellissima che continuerà a nuotare tra le sfide di questo tempo difficile e meraviglioso”. L’opera, per Manfredi, rappresenta “un contributo di straordinario valore estetico e simbolico, un segno tangibile che accoglierà chiunque visiti Napoli, raccontando in modo immediato le nostre radici e la storia millenaria della nostra città. Non potevamo immaginare una collocazione migliore di Monte Echia per quest’opera. Installare lì la sirena di Esposito significa riportare Napoli alle sue origini per darle la forza di guardare oltre, confermando questo sito come il cuore pulsante di una città che continua a incantare il mondo con la sua vitalità e il suo eterno divenire”.

Identità e metamorfosi: la visione di Lello Esposito

“Alla mia città per circa 50 anni ho dedicato il mio lavoro d’artista – spiega Esposito, scultore e pittore con 30 anni di collettive e personali in tutto il mondo, che ha dedicato agli archetipi della napoletanità un lavoro di ricerca personalissimo, sdoganandoli anche oltreoceano – questa sirena rispecchia il mio progetto artistico di identità e metamorfosi. C’è un’identità antica, quella di Parthenope, legata alla fondazione dell’omonimo insediamento nell’VIII sec. a.C. Il suo è un culto marinaio, probabilmente viene dall’isola greca di Rodi. Quei marinai che sono gli stessi che diedero vita al primo insediamento da cui sarebbe nata Neapolis nel 475 avanti Cristo”. La femminilità della Parthenope di Esposito trova un suo modello nelle statue di Fidia e del Partenone, perché “volevo attraversare l’arte greca e spostarmi dalla Grecia arcaica all’estetica di quella classica, del V sec. a.C., non a caso il secolo in cui è nata Neapolis – aggiunge – ma la parte inferiore del corpo della sirena doveva essere quella di un gallo, altro simbolo augurale su cui ho lavorato per anni e che non potevo non scegliere per l’occasione: un simbolo di speranza, rinascita, risveglio. Del resto, le sirene arcaiche della mitologia erano volatili. Quelle che avevano sedotto Ulisse dovevano essere più creature di cielo che di mare. Il gallo, col suo canto del mattino, si riconnette al sole e il culto di Helios era centrale proprio in quella cultura della Rodi antica da cui, secondo alcune ricostruzioni storiche, provenivano i marinai che hanno fondato la nostra città. Le zampe mostruose della Sirena sono un ulteriore gioco simbolico che unisce il simbolo del gallo a quello del vulcano: sono infatti un Vesuvio rovesciato. Radicate nella nostra terra vulcanica, le zampe di questa sirena ctonia riportano la mente a quella materia incandescente che, condensandosi, costituisce le fondamenta tufacee della nostra città”.

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