AGI – Durante il periodo estivo si assiste a una certa “rarefazione” nella pubblicazione dei sondaggi, un fenomeno che rende se possibile ancor meno movimentato il quadro (di per sé già estremamente stabile in questa fase storica) delle intenzioni di voto. Nella Supermedia di questa settimana, quindi, non si osservano variazioni particolarmente significative, al di là di oscillazioni tutto sommato fisiologiche. Ma analizzando i dati odierni, in una prospettiva di medio periodo, possiamo comunque individuare tre tendenze interessanti.
La prima è costituita dalla sostanziale immobilità di Fratelli d’Italia, stabilmente primo partito con un consenso stimato leggermente al di sotto del 30%: un dato non scontato per il principale partito di maggioranza, soprattutto se si considera che sono passati quasi tre anni dalle elezioni politiche. La seconda tendenza è la lieve (quasi impercettibile) flessione del Partito Democratico, che dopo aver fatto registrare un piccolo balzo dopo la mobilitazione per i referendum e per le elezioni amministrative è pian piano calato, passando dal 23% di metà giugno a poco più del 22% odierno. Nel complesso però – e questa è la terza tendenza – le forze di opposizione mostrano una certa vitalità che compensa ampiamente questo calo: infatti, sia il Movimento 5 Stelle (12,7%) sia Alleanza Verdi-Sinistra (6,9%) fanno segnare i loro valori più elevati da circa un anno a questa parte; per quanto vi siano degli innegabili problemi di compatibilità con queste due forze, anche un altro partito di opposizione come Azione (3,5%) si conferma su valori piuttosto positivi degli ultimi mesi, i migliori dalle elezioni europee del giugno 2024.
Se il quadro dei rapporti di forza è nel complesso – come si vede ormai da tempo – molto stabile, non è però detto che manchino all’orizzonte degli appuntamenti in grado di dare uno scossone al quadro politico-istituzionale. Uno di questi è costituito certamente dalle ormai prossime elezioni regionali, che vedranno andare al voto cinque regioni in autunno; un altro, che si va profilando come uno dei principali – se non il più importante in assoluto – nel 2026, è il referendum confermativo della riforma costituzionale che riguarda la separazione delle carriere dei magistrati; riforma che è stata appena approvata in seconda lettura al Senato, passaggio dopo il quale ne resta solo uno ulteriore (senza possibilità di modificare il testo) in entrambe le Camere prima che venga, quasi certamente, richiesto il referendum confermativo – come avvenuto per quasi tutte le leggi di riforma costituzionale negli ultimi decenni.
La separazione delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente sarà quindi il principale oggetto su cui si divideranno le forze politiche di qui al prossimo anno. Al di là del contenuto della riforma, c’è da aspettarsi che anche questa volta il referendum assumerà un significato più generale, e del resto è difficile che possa andare diversamente: un’eventuale bocciatura del testo da parte degli elettori sarebbe vissuta come una pesante sconfessione del Governo Meloni che l’ha proposto e portata a termine, così come una sua approvazione avrebbe l’effetto opposto. Anche per questo, da diverso tempo gli istituti demoscopici hanno iniziato a sondare l’opinione degli italiani su questa materia: ne abbiamo dato conto anche qui, lo scorso 19 giugno, a proposito di un sondaggio di Youtrend per Sky TG24.
Già in quell’occasione era emerso come gli italiani fossero in maggioranza favorevoli (49% contro 26%) alla separazione delle carriere; un risultato che confermava quello di un’analoga indagine dell’istituto EMG dello scorso febbraio, da cui era emerso un 68% di italiani a favore della riforma a fronte di un 32% di contrari. Dallo stesso sondaggio di EMG, però, risultava come gli italiani fossero sostanzialmente spaccati a metà sulla questione generale della giustizia; e questo si osservava sia in relazione alle opinioni sulla politicizzazione dei magistrati e sulle loro ingerenze nel mondo della politica, sia nel confronto “secco” con il Governo in termini di fiducia.
A questo proposito è da segnalare come, se gli indici di fiducia dell’attuale esecutivo non sono particolarmente positivi (come abbiamo visto la scorsa settimana in occasione del “traguardo” dei mille giorni in carica), anche quelli della magistratura non siano esaltanti: secondo una recente inchiesta di tecnè, ad oggi la quota di italiani che si fidano delle toghe è al 39%, in lieve calo rispetto al 41% del 2022 e al 43% del 2018. Insomma, come mostra proprio il sondaggio di Youtrend, che fotografa una forte polarizzazione già oggi sul tema della separazione delle carriere (con gli elettori di centrodestra compattamente a favore e la maggioranza degli elettori di PD-M5S-AVS contrari), è facile prevedere come su questo particolare tema si assisterà nei prossimi mesi ad un riallineamento e ad un’ulteriore polarizzazione. Quasi certamente, al momento del voto gli italiani risulteranno spaccati in due, rispecchiando molto da vicino le proporzioni tra maggioranza e opposizione. Anche se, ad oggi, non è dato sapere quale delle due fazioni risulterà infine prevalente, e di quanto.
NOTA: La Supermedia Youtrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 10 al 23 luglio, è stata effettuata il giorno 24 luglio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti SWG (data di pubblicazione: 14 e 21 luglio), Tecnè (11 e 18 luglio) e Youtrend (16 luglio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.