venerdì, Giugno 13, 2025
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Nel mondo 122 milioni di sfollati, il doppio che nel 2015

AGI – Oltre 122 milioni di persone, l’1,7% in più rispetto a un anno fa, vivranno lontano dalle proprie case nel 2025 a causa di guerre, violenze e persecuzioni in tutto il mondo, una nuova cifra record che è quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, conflitti come quelli in Sudan, Myanmar e Ucraina continuano a essere le principali cause di questo sfollamento forzato, che include oltre 42,7 milioni di rifugiati in Paesi diversi dal proprio e 73,5 milioni di sfollati interni. Il 40% di questi sono minori e il 7% ha più di 60 anni.

Queste cifre record, aggiornate ad aprile 2025, si verificano in un contesto di “relazioni internazionali instabili” e conflitti caratterizzati da enormi sofferenze per i civili, ha sottolineato l’Alto Commissario dell’Unhcr Filippo Grandi durante la presentazione del rapporto secondo il quale la Siria ha cessato di essere il Paese con il maggior numero di rifugiati e sfollati al mondo (13,5 milioni) ed è stata superata dal Sudan, con 14,3 milioni di persone in fuga dalla guerra civile. L’Afghanistan si classifica al terzo posto, con 10,3 milioni di sfollati, e l’Ucraina al quarto, con 8,8 milioni. Tuttavia, in termini di rifugiati in altri Paesi, queste quattro nazioni hanno un numero simile di rifugiati, circa sei milioni ciascuna.

L’Iran paese-rifugio

Per quanto riguarda i Paesi ospitanti, l’Iran si è classificato al primo posto con 3,8 milioni di rifugiati sul suo territorio, per lo più afghani, seguito dalla Turchia (3,1 milioni, per lo più siriani), dalla Colombia (2,8 milioni, principalmente venezuelani), dalla Germania (2,7 milioni) e dall’Uganda (1,7 milioni). In termini relativi, il Libano è in cima alla lista, con un rifugiato su otto dei suoi abitanti, seguito da Ciad e Giordania, dove la proporzione è di uno su 16. Il rapporto dell’Unhcr include anche statistiche sui Paesi che ricevono il maggior numero di domande di asilo con in testa agli Stati Uniti (729.000 solo nella prima metà del 2024), seguiti da Egitto (433.000 per l’intero anno), Germania (229.000), Canada (174.000) e Spagna (167.000, molti dei quali colombiani, venezuelani e ucraini).

Nel 2025 aumenteranno i rientri

Un numero significativamente più alto rispetto agli anni precedenti – 9,8 milioni di persone – è tornato alle proprie case dopo essere fuggito nel 2024, inclusi due milioni di siriani. Si prevede che questo numero aumenterà significativamente nel 2025, in seguito alla caduta del regime di Bashar al-Assad alla fine dello scorso anno. Sebbene i ritorni degli sfollati siano, in linea di principio, una notizia positiva, l’Unhcr chiarisce che in alcuni casi si sono verificati in un contesto avverso per queste popolazioni, come nel caso dell’elevato numero di afghani costretti a tornare nel loro Paese, ancora scosso dalla violenza, dai vicini Iran e Pakistan.

Nel suo rapporto, l’agenzia Onu ha osservato che, contrariamente a quanto molti nei Paesi sviluppati percepiscono, il 60% degli sfollati non lascia il proprio Paese e, dei rifugiati che lo fanno, due su tre vivono in Paesi limitrofi e tre su quattro in Paesi in via di sviluppo. L’agenzia avverte che, sebbene il numero di sfollati in tutto il mondo sia praticamente raddoppiato rispetto ai 65 milioni registrati nel 2015, i finanziamenti per l’agenzia rimangono pressoché invariati, “in un contesto di brutali tagli agli aiuti umanitari”.

Sebbene il rapporto non specifichi questi tagli, fonti interne all’agenzia hanno fatto notare negli ultimi mesi che, a seguito del blocco dei contributi degli Stati Uniti, uno dei suoi maggiori donatori, l’agenzia è stata costretta a ridurre il proprio personale in tutto il mondo di circa il 30%. Data questa situazione, l’Unhcr esorta i suoi donatori a continuare a finanziare i programmi di assistenza per i rifugiati e gli sfollati interni, “un investimento essenziale per la sicurezza regionale e globale”. “Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e le altre persone costrette a lasciare le proprie case”, ha detto Grandi.

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