AGI – “Il pregiudizio è stata la mia più grande montagna da scalare, un pregiudizio che mi ha portato poi alla depressione e infine cambiamento. La gente vedeva solo il caschetto biondo e niente di più, per quanto provassi a dire cose”. Parla di difficoltà e di fragilità Nino D’Angelo alla presentazione alla Mosta del Cinema di Venezia di “Nino. 18 giorni”, pellicola Fuori Concorso con la regia del film Toni D’Angelo che racconta la preparazione di un concerto evento che segna il suo ritorno sulle scene del cantante.
“Sono un uomo fortunato, ho avuto successo, quando ero ragazzo non avevo nemmeno i soldi per poter venire a Venezia e oggi qui danno un film sulla mia vita con la regia di mio figlio, pazzesco” ha proseguito tornando a parlare delle difficoltà che si sono celate dietro al successo.
“Vorrei essere la voce di chi non ce l’ha, vorrei che ci fosse uguaglianza in questo mondo ma è un’utopia – ha poi aggiunto – e lo dico perché io la disuguaglianza l’ho vissuto sulla mia pelle, i miei figli no. I miei figli sono borghesi e hanno avuto tutto. Io a 13 anni ho dovuto essere gia’ grande e aiutare mio padre a portare avanti la famiglia, non ho avuto il diritto di studiare, non ho avuto il diritto di fare moltissime cose. E tutto questo l’ho messo nelle canzoni e spero che l’abbia capito chi, invece di guardare il mio caschetto, ha ascoltato quello che dicevo”.
“Se dovessi rinascere, rinascerei così come sono. Solo cancellerei il pregiudizio, la parola più brutta che esiste. Non ero cosi’ scarso prima e non sono cosi’ forte oggi e sentirsi dire in un teatro “no, questo Nino D’Angelo non lo vogliamo perché non ci piace”, ecco non dovrebbe succedere mai in una nazione come l’Italia” ha proseguito.
L’artista racconta di una vita professionale (ma non solo) fatta di un successo favorito ma anche ostaggio del suo “caschetto”, pura apparenza e non sostanza. “La gente parlava solo del mio caschetto, dei miei vestiti e ha scoperto chi ero solo dopo Fofi e per questo gli sarò grato per tutta la vita. A me piaceva avere il caschetto ma mi reprimeva qualsiasi cosa. Non e’ stato facile ma la depressione mi ha dato la forza per ricominciare, per diventare quello che sono oggi, anche il coraggio di osare. In un certo senso mi ha salvato” ha concluso infine.