AGI – Ha puntato il dito contro il “torturatore” Nicolas Maduro, reo di crimini contro l’umanità e terrorismo di Stato, e dedicato il Nobel per la Pace agli “eroi” venezuelani che lottano per la libertà. Assente, ma più presente che mai, Maria Corina Machado non ha ricevuto nelle sue mani il prestigioso riconoscimento. Per lei lo ha ritirato la figlia Ana Corina Sosa che ha letto un suo messaggio in cui ha dedicato il premio a tutto il popolo venezuelano e agli “eroi” che lottano per la “libertà”, così come ai “leader del mondo” che li hanno sostenuti. Anche se in ritardo per la cerimonia al municipio della capitale norvegese, la leader dell’opposizione venezuelana arriverà a Oslo in giornata. Però non significa che abbia scelto l’esilio. Anzi. Presto sarà di nuovo a casa. “Mia madre non infrange mai una promessa. Ed è per questo che, con tutta la gioia del mio cuore, posso dirvi che tra poche ore potremo accoglierla qui a Oslo”, ha annunciato Ana.
Machado “vuole vivere in un Venezuela libero e non rinuncerà mai a questo obiettivo. Ecco perché tutti lo sappiamo, e lo so anch’io, che tornerà presto in Venezuela“, ha assicurato.
La lotta contro i crimini di Stato
Perché è in Venezuela che intende combattere. Durante la presidenza Maduro, 2.500 persone sono state “rapite, scomparse, torturate“, ha ricordato la stessa Machado nel messaggio letto da Ana. “Questi sono crimini contro l’umanità, documentati dalle Nazioni Unite. Terrorismo di Stato, impiegato per seppellire la volontà del popolo“, ha sottolineato la premio Nobel.
Ciò che noi venezuelani possiamo offrire al mondo è la lezione appresa durante questo lungo e difficile percorso: per avere la democrazia, dobbiamo essere disposti a lottare per la libertà“, ha scandito.



