AGI – Il bitcoin ha toccato un nuovo record oggi, spinto dagli acquisti istituzionali, da una legislazione favorevole negli Stati Uniti e dalla prospettiva di una ripresa dei tagli dei tassi americani, mentre lo yen ha beneficiato delle speculazioni su un aumento dei tassi giapponesi.
La criptovaluta con la maggiore capitalizzazione ha registrato un picco a 124.514,59 dollari, superando il suo ultimo record, raggiunto a metà luglio, a 123.205,12 dollari, prima di scendere leggermente a 121.533,25 dollari.
Fattori che influenzano la crescita del Bitcoin
Il suo balzo “è fortemente sostenuto dalla crescita degli investimenti istituzionali“, come gli ETF bitcoin – prodotti di investimento che seguono la performance di questa cripto-attività – spiega all’Afp Rachael Lucas, di Btc Markets. Le criptovalute sono utilizzate anche dalle aziende per alimentare la loro liquidità o diversificare i loro investimenti, una tendenza incarnata dalla società Strategy, che detiene circa il 3% dei bitcoin esistenti.
Legislazione USA e influenza politica
Da mesi il bitcoin “sta guadagnando terreno grazie a un’ondata di leggi a favore delle criptovalute” negli Stati Uniti, “nonché a progetti gestiti dalla famiglia Trump” che alimentano un clima favorevole al settore, aggiunge l’analista. Gli americani sono stati recentemente autorizzati a integrare le criptovalute e altri “investimenti alternativi” nei loro conti di risparmio pensionistico.
Attesa per i tagli dei tassi della FED
L’ultimo impulso che ha “spinto il bitcoin“, secondo quanto riportato da Victoria Scholar di Interactive Investor, è stato “l’attesa di un taglio dei tassi da parte della Fed a settembre”, soprattutto perché l’amministrazione Trump sta intensificando le pressioni sull’istituzione affinché li abbassi. Allontanandosi dal dollaro e dagli asset statunitensi considerati meno redditizi, gli investitori non esitano a rivolgersi ad asset più rischiosi, come le criptovalute.
Performance di Ether e politica monetaria giapponese
L’ether, la seconda criptovaluta per capitalizzazione, ha superato giovedì i 4.790 dollari, il massimo dal novembre 2021. Inoltre, il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha dichiarato ieri a BloombergTV che la Banca del Giappone (BoJ) è “in ritardo” nella lotta all’inflazione, precisando di aver sollevato la questione con il governatore dell’istituzione, Kazuo Ueda. “Quindi aumenteranno i tassi e dovranno tenere sotto controllo il loro problema di inflazione“, ha aggiunto.
Queste dichiarazioni hanno “dato l’impressione che l’amministrazione Trump stesse cercando di aumentare la pressione sulla BoJ affinché inasprisse ulteriormente la sua politica monetaria, favorendo un yen più forte”, riassume Lee Hardman, di MUFG. Prevedendo rendimenti migliori, gli operatori di mercato hanno spinto la valuta giapponese dello 0,60% a 146,49 yen per un dollaro. Dopo un’inflazione stabile dal lato dei consumatori statunitensi, gli operatori di cambio terranno d’occhio l’indice dei prezzi alla produzione Ppi di luglio, che sarà pubblicato nel primo pomeriggio in Italia.