AGI – È vero o no che il paracetamolo in gravidanza aumenta i rischi di autismo del nascituro? Il dibattito è di freschissima attualità dopo le parole di Donald Trump di lunedì sera. Il presidente americano ha annunciato “con effetto immediato” che la Fda, l’agenzia federale del farmaco, informerà i medici del “rischio elevato di autismo derivato dall’uso in gravidanza” del paracetamolo, principio attivo anche della Tachipirina in Italia, o del Tylenol in Usa.
Cosa dice la scienza?
Ma che cosa dice la scienza? Gli studi disponibili non supportano questa affermazione, che giunge peraltro in un momento in cui il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr. ha promesso di determinare a breve le cause di un'”epidemia” di autismo. Questo impegno è motivo di grande preoccupazione per gli esperti, data la complessità della questione e la posizione scettica di Kennedy nei confronti dei vaccini. Per quanto riguarda il paracetamolo, uno degli antidolorifici più utilizzati al mondo, noto anche come acetaminofene, gli studi più avanzati indicano attualmente che una donna incinta può assumerne tranquillamente le dosi normali.
Risultati di studi recenti
“L’uso del paracetamolo durante la gravidanza non è associato al rischio di autismo, disturbo da deficit di attenzione o disabilità intellettiva nei bambini”, conclude uno di questi studi, condotto in Svezia e pubblicato nel 2024 sulla rivista medica JAMA. Le dichiarazioni di Trump, tuttavia, non sono nate dal nulla. Un dibattito si è sviluppato nella comunità medica a cavallo tra il 2010 e il 2020. Gli appelli alla vigilanza dell’epoca attirarono notevole attenzione da parte dei media, in particolare un articolo di opinione pubblicato nel 2021 da un centinaio di ricercatori e medici sulla rivista Nature Reviews Endocrinology.
Avvertenze sull’uso del paracetamolo in gravidanza
“Raccomandiamo di informare le donne incinte, fin dall’inizio della gravidanza, che il paracetamolo deve essere evitato, salvo diversa indicazione medica”, si legge nel testo, che aveva attirato critiche per la sua natura allarmistica. Gli autori hanno giustificato il loro appello con l’esistenza di dati “sperimentali ed epidemiologici” che “suggeriscono che l’esposizione al paracetamolo durante la gravidanza potrebbe alterare lo sviluppo del feto“. Queste affermazioni trovano fondamento in diversi studi: uno di questi, pubblicato nel 2015 sulla rivista Autism Research e condotto utilizzando dati sanitari danesi, ha suscitato molte discussioni.
Analisi dei dati e possibili correlazioni
Dopo aver seguito bambini fino all’età di 12 anni, ha concluso che il rischio di autismo aumentava della metà quando le loro madri avevano assunto paracetamolo durante la gravidanza. Ancora nel 2025, uno studio che raccoglieva i risultati di una quarantina di studi e pubblicato sulla rivista Environmental Health sosteneva la possibilità di tale collegamento, ed era stato esplicitamente citato da membri dell’amministrazione Trump. Molti ricercatori, però, ritengono che questi studi possano solo aprire nuove strade alla ricerca, data la loro metodologia imperfetta. Forniscono scarse informazioni sui reali meccanismi di causa-effetto.
Ad esempio, non sono forse i disturbi che causano l’uso di paracetamolo a facilitare l’insorgenza dell’autismo? Al contrario, lo studio JAMA prende in considerazione diversi fattori che possono influenzare l’analisi. In particolare, confronta il rischio di autismo tra fratelli, sebbene l’ereditarietà giochi un ruolo significativo in questo disturbo. In definitiva, l’uso di paracetamolo non ha alcun effetto, secondo questo studio. Ovviamente, come qualsiasi farmaco, l’assunzione di paracetamolo durante la gravidanza non è esente da rischi. Tuttavia, i rischi associati al sovradosaggio sono controversi, in particolare gli effetti nocivi che un eccesso di paracetamolo può avere sul fegato. Tuttavia, il paracetamolo è tuttora considerato di gran lunga l’antidolorifico più sicuro per le donne incinte, rispetto all’aspirina o all’ibuprofene, che sono sconsigliati alla fine della gravidanza.