sabato, Novembre 22, 2025
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Perché hanno arrestato l’ex presidente brasiliano

AGI – Lo scorso 12 settembre, la sentenza shock che condannava per la prima volta un ex presidente brasiliano per tentato colpo di Stato. Oggi, sono arrivate anche le manette per Jair Bolsonaro, il cui arresto, spiega il quotidiano brasiliano ‘O Globo’, è motivato da ragioni di ordine pubblico.

Ieri, infatti, la veglia a sostegno dell’ex presidente indetta da suo figlio, il senatore Flavio Bolsonaro, era stata ritenuta dalla polizia “un rischio per i partecipanti e gli agenti”, mentre i legali avevano chiesto che fosse concesso all’ex presidente ultraconservatore di scontare la pena ai domiciliari, dal momento che il loro cliente presenta una “grave condizione clinica” e pertanto un eventuale trasferimento in carcere rappresenterebbe un “rischio concreto per la sua vita”.

I motivi della condanna

Bolsonaro è stato riconosciuto dalla Prima Sezione della Corte Suprema del Brasile colpevole di aver organizzato un colpo di Stato per rovesciare il presidente socialista Ignacio Lula da Silva, che lo aveva battuto di misura alle elezioni del 2022. La condanna a 27 anni e tre mesi di carcere non è ancora passata in giudicato, in quanto ancora si attende la conclusione della fase di appello. “L’obiettivo centrale dell’organizzazione criminale era garantire la permanenza al potere di Jair Messias Bolsonaro”, aveva dichiarato Cristiano Zanin, presidente della Prima Sezione, subito dopo il verdetto. Bolsonaro, 70 anni, aveva ricevuto la condanna più pesante.  Secondo l’accusa, il complotto prevedeva l‘assassinio di Lula e del giudice della Corte Suprema che sta ora presiedendo il caso, Alexandre de Moraes. La cospirazione, secondo la tesi dell’accusa, sarebbe fallita per il mancato sostegno dei vertici delle forze armate. 

La maggioranza della corte aveva accolto le tesi della Procura, ritenendo Bolsonaro responsabile di aver sfruttato le strutture dello Stato per mettere in atto un piano finalizzato a smantellare i poteri costituzionali, deporre con la forza il governo di Lula e instaurare una “vera dittatura”. Il giudice relatore, Alexandre de Moraes, ha elencato tredici atti della trama, che prese forma a metà del 2021, poco dopo che Lula aveva riottenuto i suoi diritti politici. Il complotto, “ampiamente provato”, iniziò con una feroce campagna di disinformazione contro le istituzioni e le elezioni, prese forma con gravi minacce alle autorità e, infine, tentò di realizzare “un progetto autoritario di potere” attraverso atti violenti protrattisi fino all’8 gennaio 2023, quando migliaia di bolsonaristi invasero e vandalizzarono le sedi della Presidenza, del Congresso e della Corte Suprema a Brasilia.

Bolsonaro, che ha sempre negato di aver voluto organizzare un colpo di Stato, era in attesa dell’esecuzione della sentenza, costretto ai domiciliari per aver violato alcune misure cautelari. 

Secondo i media locali, l’inizio dell’esecuzione della sentenza è previsto per le prossime settimane, a seguito del rigetto da parte della Corte Suprema dei primi ricorsi contro il verdetto. Secondo la sua famiglia, Bolsonaro soffre di attacchi di singhiozzo, vertigini e vomito, un fenomeno ricorrente che i suoi alleati collegano all’accoltellamento subito durante un comizio elettorale nel 2018 e ai successivi interventi chirurgici a cui si è sottoposto in seguito all’aggressione.
Ieri un altro figlio dell’ex presidente, Carlos Bolsonaro, consigliere comunale a Rio de Janeiro, ha dichiarato che suo padre “vomita costantemente quando è sveglio”. “Non l’ho mai visto cosi’. Ha il singhiozzo mentre dorme e temo che soffra di reflusso, che potrebbe essere fatale se aspirasse quello che vomita”, ha scritto sui social media il politico qurantaduenne. Inoltre Bolsonaro ha subito di recente la rimozione di otto lesioni cutanee, due delle quali sono risultate di natura tumorale in “fase iniziale” e richiedono quindi controlli regolari per monitorarne l’evoluzione.

Gli altri condannati 

Insieme a lui, sette dei suoi alleati sono stati condannati, tra cui ex ministri del suo governo (2019-2022) e alti ufficiali militari, per un totale di cinque reati contro l’ordine democratico.

Sei degli otto condannati appartengono alle Forze Armate. Tra gli altri condannati c’è l’ex comandante della Marina Almir Garnier. Nella lista figurano anche tre generali della riserva: Augusto HelenoPaulo Sérgio Nogueira e Walter Braga Netto, tutti condannati a pene comprese tra i 19 e i 26 anni di prigione. La sentenza non è ancora definitiva ed è possibile presentare ricorso.

La Corte Suprema di Brasilia ha inoltre ordinato ieri la custodia cautelare del deputato Alexandre Ramagem, alleato di Bolsonaro, condannato nello stesso processo dell’ex presidente e presumibilmente fuggito negli Stati Uniti. Secondo gli inquirenti, Ramagem avrebbe lasciato il Brasile lo scorso settembre attraverso lo stato di Roraima, al confine con il Venezuela, e proseguito clandestinamente verso il Venezuela o la Guyana francese prima di dirigersi negli Stati Uniti. Ramagem, ex direttore dell’Agenzia di Intelligence Brasiliana, è stato condannato a 16 anni di carcere in regime di isolamento per reati di criminalita’ organizzata, colpo di Stato e abolizione violenta dello stato di diritto democratico.

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