AGI – Identificato per la prima volta un intero circuito neurale specifico che permette al corpo di percepire e trasmettere la sensazione di freddo dalla pelle al cervello in modo dedicato, distinto dal percorso che segnala il caldo. A farlo un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan, guidato dal Bo Duan.
Secondo lo studio, riportato su Nature Communications, le temperature fredde non utilizzano semplicemente lo stesso percorso neurale del caldo, ma un canale completamente distinto, che funziona con sensori molecolari localizzati nella pelle. Quando la pelle rileva temperature tra circa 15 e 25 °C (59-77 °F), questi sensori attivano i neuroni primari che inviano il segnale al midollo spinale.
Il ruolo degli interneuroni amplificatori
Qui, il segnale viene amplificato da speciali interneuroni, un passaggio chiave scoperto dal gruppo di ricerca, prima di essere trasmesso ai neuroni che proiettano verso il cervello. Disattivando questi interneuroni amplificatori, il segnale del freddo non arriva chiaro e può perdersi nel “rumore”, compromettendo la percezione corretta della temperatura.
Implicazioni per la percezione della temperatura
Sebbene la ricerca sia stata fatta nei topi, è stato dimostrato che componenti simili sono presenti anche negli esseri umani, suggerendo una comune evoluzione per la percezione precisa della temperatura. Avere circuiti separati e ben definiti permette all’organismo di distinguere con accuratezza tra freddo e caldo e di reagire con comportamenti adeguati, come ad esempio, cercare calore o raffreddamento.
Dolore indotto dal freddo e chemioterapia
Circa il 70% delle persone che ricevono chemioterapia soffre di dolore indotto dal freddo, ma questo dolore non è mediato dal circuito individuato nello studio. Capire come funziona la “normale” via del freddo apre la strada a studiare i percorsi specifici del dolore da freddo e quindi a sviluppare terapie mirate per alleviare questi disturbi senza intaccare la percezione gustosa e sana del freddo.
Adattamento evolutivo e ricerca futura
Lo studio aiuta a spiegare come gli esseri umani si siano evoluti per vivere in ambienti con diverse temperature, riuscendo a riconoscere ed evitare condizioni estreme pericolose. La squadra di ricerca ha utilizzato tecniche avanzate di imaging e elettrofisiologia per mappare il percorso neurale dal sito di rilevamento del freddo nella pelle fino al cervello nei modelli murini. Prossimamente gli scienziati cercheranno di identificare i circuiti responsabili del dolore acuto da freddo e di capire come il cervello integra e interpreta queste diverse informazioni sensoriali.
La sensibilità al freddo nella vita quotidiana
“La sensibilità al freddo influenza le esperienze quotidiane, distinguendo tra la piacevole frescura estiva e il rigore invernale, e indica come questa ricerca sia spinta dalla voglia di comprendere a fondo le basi biologiche di tali sensazioni importanti per la vita”, ha detto Duan.