sabato, Luglio 27, 2024
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Ruto alla Casa Bianca, una ‘nuova era’ per le relazioni Kenya-Stati Uniti

AGI – Si sta aprendo una “nuova era delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Kenya“. Un’era che vede Washington riconoscere sempre più l’importanza strategica del Continente africano e Nairobi candidarsi a diventare “il più importante alleato non NATO degli Stati Uniti”. Lo rileva il Council for Foreign Relations (Cfr), think tank statunitense specializzato in politica estera, dopo il primo caloroso faccia a faccia di ieri tra il Presidente del Kenya William Ruto e il presidente Usa Joe Biden.  

 

 Un incontro definito da più parti “storico” e non solo perché Ruto è il primo leader africano degli ultimi 15 anni ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca: Joe Biden ha deciso infatti di annunciare proprio durante questa prima visita di stato prolungata (iniziata lunedì in Georgia) “il progetto di designare il Kenya come principale alleato degli Stati Uniti non appartenente all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO)“, ha dichiarato la Casa Bianca. 

 

 

Il Kenya, osserva il Cfr, “è il primo Paese dell’Africa sub sahariana a ricevere questa designazione, che arriva dopo che i due Paesi hanno rafforzato i loro partenariati di difesa in Africa e in altre realtà” (come Haiti, dove il Kenya dovrà guidare una missione Onu).

“Ieri – prosegue l’analisi – i leader hanno discusso una serie di questioni economiche e di sicurezza nell’ambito della comune volontà di rafforzare i partenariati tecnologici e dare una spinta agli scambi”. Gli esperti del Cfr lasciano intendere che i funzionari statunitensi “stanno anche lavorando per garantire che il Kenya possa diventare il primo Paese africano ad assicurarsi i finanziamenti del Chips and Science Act (il piano quinquennale americano da quasi 250 miliardi di dollari per investimenti in ricerca e sviluppo dei semiconduttori al fine di ridurre la dipendenza dalla Cina). 
 

Una mossa con lo scopo di “risolvere il problema alla catena di approvvigionamento degli Stati Uniti”, ha dichiarato a Bloomberg un funzionario statunitense in condizione di anonimato.  I due leader, a margine della prima giornata di incontri, hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. Ruto è stato anche omaggiato con una cena di stato, un trattamento che non sempre è riservato ai leader stranieri in visita a Washington.  “La sua visita negli Stati Uniti – evidenzia ancora il Cfr citando funzionari statunitensi – sottolinea anche gli obiettivi e gli impegni concreti presi dagli Stati Uniti con l’Africa in senso lato”. 

 

 

 

 

Biden ha anche annunciato che i due Paesi stanno lanciando “una nuova era di cooperazione tecnologica”. Quest’ultima comprenderà partenariati nei settori altrettanto strategici dell’intelligenza artificiale, della sicurezza informatica, dell’energia pulita e dei semiconduttori. Dal canto suo, osservano gli analisti, Ruto è volato in America con “la priorità di garantire nuove opportunità finanziarie a un’economia keniota che soffre di un pesante debito e di una crisi del costo della vita”. Sembra infatti difficile – aggiungono – che i prestiti di Pechino, in materia di debito, possano salvare i conti kenioti. 
 
Ancora, gli esperti sottolineano come la visita di Stato di Ruto rifletta “la centralità del Kenya nelle relazioni Africa-USA”. Il centro di studi britannico Chatham House rileva anche come “la scelta del Kenya da parte del Presidente Biden per la prima visita di Stato africana non è una coincidenza” ma rileva piuttosto da una “crescente dipendenza strategica”. “Con Ruto – scrive Fergus Kell di Chtham House – Biden accoglie un leader internazionale sempre più assertivo, con un curriculum di promozione della solidarietà africana e una spiccata consapevolezza dei nuovi partenariati possibili in un mondo multipolare”.

 

 

 

 

La visita di Stato offre ai politici statunitensi e alla folta delegazione keniota (ne fanno parte oltre 30 tra ministri e funzionari di governo) “l’opportunità di rafforzare le basi per un partenariato a lungo termine, ma i termini dei colloqui saranno evidentemente fondati sul riconoscimento delle necessità reciproche”, conclude l’analista. 

 

 

 

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