sabato, Luglio 27, 2024
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Soru contro Soru. Camilla, “Omonima fasulla nelle liste di mio padre”

AGI – Ci sono due ‘Soru’ nelle liste dei candidati consiglieri regionali nel collegio di Cagliari alle elezioni di domenica prossima. Una è Camilla, consigliera comunale del Pd e figlia di Renato, in lizza per il Pd, quindi schierata non con la ‘Coalizione sarda’ del padre ma con la candidata presidente della Regione del Campo largo del centrosinistra, Alessandra Todde.

 

L’altra, in realtà, si chiama Anita Sirigu, ha 20 anni, e chiude la lista di +Europa-Azione (con Renato Soru) nella circoscrizione di Cagliari. Ma accanto al nome compare la dicitura ‘nota Soru’, che autorizza gli elettori a votarla anche con quel soprannome. “Peccato che nessuno la conosca in questo modo nelle realtà sociali che frequenta e che in nessuno degli strumenti di comunicazione che utilizza compaia questo nome”, accusa Camilla Soru, pronta rivolgersi ai suoi legali per “valutare quali azioni possano essere intraprese” a tutela dei suoi diritti e “del corretto svolgimento delle elezioni regionali in programma domenica 25 febbraio”.

 

Secondo Camilla Soru, “si tratta evidentemente di una attribuzione del tutto falsa e ingannevole, priva di ogni connessione con la realtà”. Di conseguenza, argomenta la candidata dem, “le espressioni di voto col mio vero cognome, Soru, inserite per errore accanto a liste diverse dal Partito Democratico, potrebbero non venire assegnate a me, come invece accadrebbe se non ci fosse questa candidata ‘Soru fasulla’. Tutto ciò sarebbe normale e persino giusto se, appunto, fosse stata presente nelle liste un’altra candidatura col mio stesso cognome, anzichè una persona che si attribuisce questo soprannome al solo scopo di ingannare gli elettori”. 

 

“Questo comportamento scorretto e ingannevole”, contesta Camilla Soru, “causa un danno evidente alla mia candidatura e al corretto svolgimento delle operazioni elettorali”. “Mai avrei pensato che la lotta politica potesse scadere tanto in basso, e che la degenerazione etica che ha segnato gli ultimi cinque anni di gestione della Regione da parte della Destra di Solinas e Truzzu potesse trasferirsi anche su altri partiti e coalizioni, che devono essere considerate – ben più della giovane candidata coinvolta – politicamente e moralmente responsabili di questa operazione di bassissima lega”, aggiunge la candidata dem. “In ogni caso, l’amarezza e il disgusto per questo fango non faranno che moltiplicare le mie energie nella ricerca dei consensi necessari a ridare alla Sardegna un futuro di speranza e profondo cambiamento, che solo la candidatura a presidente di Alessandra Todde può garantire”. 

 

La risposta dei candidati

 

“Negli ambienti sardi della nostra lista la candidata tirata forzatamente in ballo da Camilla Soru è nota, tra noi, come ‘Soru’ e in quanto tale è stata candidata, per altro in una lista che sul proprio simbolo reca la dicitura ‘con Soru'”. Lo precisano Giuseppe Luigi Cucca (Azione) e Riccardo Lo Monaco (+Europa), a proposito della segnalazione di Camilla Soru, candidata consigliera regionale del Pd, su Anita Sirigu (nota Soru), che chiude la lista +Europa-Azione nel collegio di Cagliari. Un’omonimia che, secondo Camilla, potrebbe trarre in inganno gli elettori. Secondo il segretario regionale di Azione e il coordinatore di +Europa, le affermazioni di Camilla Soru gettano “discredito su una candidata e su una intera lista elettorale, queste si’, alterando il corretto svolgimento della campagna e della informazione elettorale”.

 

“Ricordiamo che il ‘notò o ‘notà è prassi nelle candidature quando una persona, per essere meglio identificabile da una più o meno larga platea elettorale, aggiunge ‘noto XY'”, aggiungono Cucca e Lo Monaco. “Forse anche Camilla Soru avrebbe potuto sfruttare il ‘notà, magari aggiungendo quello per cui lei è effettivamente più nota nel panorama regionale, ossia ‘la figlia di Renato Soru’.

 

Non ci meravigliamo davanti all’ennesimo tentativo di una figlia, candidata in una coalizione avversaria, di dare addosso al padre sfruttando qualunque pretesto, ma a tutto c’è un limite e se un padre può soprassedere davanti a certe intemperanze di una figlia, altri potrebbero e possono, con molto meno trasporto, chiamare la figlia di Renato Soru a rispondere nelle sedi competenti”. 

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