AGI – Continua a suscitare polemiche l’annuncio del premier britannico, Keir Starmer, sull’introduzione di un documento digitale che sarà necessario a cittadini e residenti del Regno Unito per trovare lavoro. La proposta, giunta venerdì scorso dal palco del Global Progress Action Summit, ha lo scopo di contrastare l’immigrazione illegale, problema che, ha ammesso Starmer, il suo Partito Laburista è stato “riluttante” ad affrontare, nonostante sia in cima alla preoccupazione degli elettori.
Il progetto prevede non il rilascio di un documento fisico ma il caricamento sullo smartphone di una app governativa che conterrà le informazioni essenziali sull’identità di un individuo. Si tratterebbe di un’autentica rivoluzione culturale per un Paese dove, a differenza di quanto accade nella maggior parte delle nazioni europee, ai cittadini non è richiesto di portare con se’ un documento di identità e pratiche come l’apertura del conto in banca possono essere attuate con la presentazione del passaporto o della patente di guida.
In questo modo, auspicano i laburisti, dovrebbe ridursi il numero di migranti che attraversano la Manica attratti proprio dalla minore documentazione necessaria per trovare un impiego. Secondo il Partito Conservatore e il Reform Uk di Nigel Farage, dato per favorito alle prossime elezioni proprio grazie alla sua piattaforma anti-immigrazione, la misura non riuscirà a ridurre i flussi di stranieri in modo significativo. Il Partito Liberaldemocratico e le associazioni per i diritti civili affermano invece che l’obbligo di identità digitale per cercare lavoro marginalizzerà ulteriormente gruppi sociali già svantaggiati.
Se per Starmer l’identità digitale “renderà più difficile lavorare illegalmente in questo Paese, rendendo i nostri confini più sicuri”. La cosiddetta ‘Brit Card’ “non risolverà l’immigrazione illegale”, sostiene invece, Kemi Badenoch, capo dei ‘Tories’ che ha liquidato la misura come un “espediente che non farà nulla per fermare le barche”.
“Il piano del governo laburista di imporre carte d’identità digitali a tutti gli adulti non farà nulla per combattere l’immigrazione clandestina. Ma darà allo Stato più potere per controllare il popolo britannico”, ha scritto invece Farage sul Daily Express la scorsa settimana, definendo il piano uno “stratagemma cinico” progettato per “ingannare” gli elettori. Il ministro della Cultura, Lisa Nandy, ha assicurato che il governo non intende “portare avanti un pasticcio distopico”.
La portavoce dei LibDem, Victoria Collins, ritiene invece che la popolazione sarà in questo modo “costretta a cedere i propri dati privati giusto per portare avanti le attività quotidiane”.
Big Brother Watch e altre sette associazioni per i diritti civili affermano invece che la ‘Brit Card’ “spingerà i migranti non autorizzati ancora più nell’ombra”. La resistenza dei britannici all’introduzione di una carta d’identità è diminuita con il tempo e, secondo un recente sondaggio di Ipsos, ben il 57% della popolazione ora è a favore. Sono però già 1,6 milioni i cittadini che hanno sottoscritto una petizione contro il progetto, petizione che dovrà quindi essere presa in considerazione per un dibattito in Parlamento.