venerdì, Luglio 25, 2025
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Thailandia-Cambogia: la contesa decennale sui confini

AGI – L’escalation militare tra Thailandia e Cambogia, una delle più gravi mai registrate, rientra in una storia di rivalità pluridecennale sul tracciato dei confini e sulla sovranità su alcuni templi rivendicata dai due paesi. Gli scontri odierni sono scoppiati nei pressi di un tempio indu’ Khmer, il Ta Muen Thom, in un’area contesa da tempo. La disputa sui confini risale alla definizione della loro frontiera comune, lunga 800 chilometri, all’inizio del XX secolo. All’epoca, e fino al 1953, a occupare l’Indocina era la Francia che per la prima volta ne tracciò la mappa terrestre. Nel corso degli anni, la contesa ha ripetutamente alimentato sentimenti nazionalistici in entrambi i Paesi e ciclici scontri armati.

Recrudescenza delle tensioni

Le violenze di oggi non sono dunque un fulmine a ciel sereno. La tensione tra i due rivali storici era nuovamente salita a maggio: un soldato cambogiano era rimasto ucciso in scontri con le truppe thailandesi e un soldato thailandese aveva perso una gamba dopo essere caduto su una mina nella zona di confine di Chong Bok. Il premier thailandese Phumtham Wechayachai aveva accusato la Cambogia di aver collocato nuove mine nell’area contesa. Il ministero della Difesa cambogiano ha poi “respinto categoricamente” queste conclusioni, avvertendo che Phnom Penh avrebbe difeso la propria integrità territoriale “in ogni circostanza e a tutti i costi”. La scorsa settimana, il primo ministro cambogiano Hun Manet ha annunciato l’introduzione del servizio militare obbligatorio nel 2026. A dimostrazione dell’ulteriore deteriorarsi dei rapporti bilaterali, la Cambogia ha declassato le relazioni diplomatiche con il suo vicino al “livello più basso”, mentre Bangkok ha richiamato il suo ambasciatore a Phnom Penh ed espulso il rappresentante cambogiano dal Paese. L’incidente ha portato ad azioni di rappresaglia da parte di entrambi i governi e a un crescente nazionalismo sui due lati del confine. Thailandia e Cambogia hanno concordato di ridistribuire le proprie truppe e di tornare alle posizioni decise nel 2024.

Chiusura dei valichi di frontiera

Da due mesi i controlli alle frontiere terrestri si sono intensificati e molti valichi sono stati chiusi dalla Thailandia, con esenzioni concesse solo in alcuni casi, come per i pazienti che necessitano di cure mediche o gli studenti in viaggio per motivi di studio. Le chiusure hanno fatto seguito a una serie di misure di ritorsione di entrambi i governi. Per esempio, la Cambogia ha vietato l’importazione di frutta e verdura, di soap opere, di gas e carburante dalla Thailandia, oltre ad aver ridotto la larghezza di banda internet. La Thailandia dal canto suo ha aumentato le restrizioni ai valichi. Ed entrambe le parti hanno ridotto la durata dei visti per i visitatori provenienti da entrambi i paesi. Le ultime chiusure dei valichi di frontiera riguardano le province di Ubon Ratchathani, Surin, Buriram, Sri Sa Ket, Sa Kaeo, Chanthaburi e Trat, secondo dichiarazioni dell’esercito e della marina thailandesi.

Implicazioni interne e diritti umani

La Cambogia è stata inoltre indicata sia dagli esperti delle Nazioni Unite sia dalle organizzazioni per i diritti umani come un focolaio globale di attività fraudolente illegali, con le vittime della tratta di esseri umani vengono trattenute contro la loro volontà e costrette a commettere reati. Le tensioni militari e diplomatiche hanno ripercussioni dirette sulla politica interna dei due paesi. La premier thailandese Paetongtarn Shinawatra sta affrontando richieste di dimissioni per la sua gestione della controversia ed è stata accusata di non aver assunto una posizione dura nei confronti dell’ex leader cambogiano Hun Sen, noto per essere un vecchio amico di suo padre, l’ex leader populista Thaksin Shinawatra.

Richiesta di intervento dell’ONU e precedenti

Di recente, è trapelata una telefonata tra lei e Hun Sen, che rimane un personaggio potente in Cambogia, e si è scatenata l’indignazione pubblica. La Cambogia, che oggi ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, in passato si è appellata alla Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia sul confine. Tuttavia, la Thailandia non accetta la giurisdizione della corte e preferisce risolvere la questione attraverso negoziati diretti. Le violenze di confine più gravi risalgono agli scontri intorno al tempio di Preah Vihear tra il 2008 e il 2011, che causarono almeno 28 morti e costrinsero all’evacuazione di decine di migliaia di residenti locali. Nel 2003, alcuni rivoltosi incendiarono l’ambasciata e alcune attività commerciali thailandesi a Phnom Penh, dopo che l’attrice Suvanant Kongying aveva messo in discussione la giurisdizione della Cambogia sul tempio di Angkor Wat, patrimonio dell’umanità.

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