AGI – Il Torneo di Shanghai è un ‘affare di famiglia’. Saranno infatti due cugini, per la prima volta nella storia dell’Atp, a sfidarsi nella finale e si disputa sui campi in cemento della capitale economica della Cina, al ‘Rolex Shanghai Masters’: il 26enne carneade monegasco Valentin Vacherot, proveniente dalle qualificazioni e 204esimo del ranking mondiale, che ha eliminato in semifinale il serbo Novak Djokovic (con il punteggio di 6-3 6-4), contro il francese Arthur Rinderknech, attuale n. 54 del mondo, che a 30 anni potrà assaporare per la prima volta il gusto di una finale ‘1000’ dopo aver eliminato il russo Daniil Medvedev, n.18 Atp e 16esima testa di serie, con il punteggio di 4-6 6-2 6-4, dopo aver superato negli altri turno Michelsen, Zverev, Lehecka e Auger-Aliassime,
Se per Arthur Rinderknech, che diventa virtualmente il n.28 del mondo e secondo tennista più forte di Francia (in attesa della finale che potrebbe fargli sorpassare Ugo Humbert, oggi 25esimo), è la seconda finale Atp in carriera ed è abituato a viaggiare nei primi 100 del mondo, diverso è il discorso per Valentin Vacherot, che nei Masters 1000 era riuscito a raggiungere solo una volta il secondo round (Montecarlo 2025) e a disputare un solo turno negli Slam. Per lui un torneo di Shanghai incredibile: ha battuto avversari del calibro di Bublik, Griekspoor, Rune e oggi Djokovic.
Nel suo caso si può parlare di miracolo sportivo, e certamente è così. Ma ci si può anche interrogare se giocare un torneo di tennis in condizioni climatiche estreme per caldo e umidità non sia un fattore determinante e penalizzante per la qualità del gioco. Si tratta di capacità di adattamento alle condizioni climatiche e resistenza fisica piuttosto che di qualità del gioco o capacità di concentrazione. Per cui, senza nulla togliere all’impresa del monegasco (e del cugino), il fatto che giocatori del livello di Jannik Sinner, Taylor Fritz, Alexander Zverev o Novak Djokovic abbiano avuto problemi fisici – tutti piuttosto seri – deve far riflettere gli organizzatori. Certamente lo faranno i giocatori.
Shanghai Masters: un torneo da record
In ogni caso il Torneo di Shanghai resterà nella storia perché fa registrare diversi record. Il più interessante è quello del primo finalista di un Masters 1000 proveniente dalle qualificazioni: Vacherot è il primo a riuscire in questa impresa da quando esistono i tornei Masters 1000 (nel 1999 Chris Woodruff da numero 550 del mondo si fermò in semifinale al Torneo di Indian Wells).
Altro record, a metà tra la curiosità e il dato statistico, è che è diventato un ‘fatto di famiglia‘. In finale a Shanghai, infatti, sono arrivati Valentin Vacherot e Arthur Rinderknech, che sono i primi tennisti al di fuori della top 50 ad issarsi in una finale in un Masters 1000, oltre a essere i primi cugini a riuscire nell’impresa. E adesso la famiglia sarà costretta a dividersi. Con la mamma di Arthur, Virginie Paquet, ex tennista professionista degli anni Ottanta, divisa tra il figlio (nato a Saint-Tropez 30 anni fa) e il nipote di Monte-Carlo
Vacherotch a un passo dalla storia
Per ora il giocatore monegasco (primo rappresentante del Principato di Monaco a raggiungere una finale in un torneo Atp) si può godere il suo momento e festeggiare il clamoroso salto in classifica: da numero 204 del mondo sarà virtualmente numero 58 e, a 26 anni, tra un servizio potentissimo e una grande resistenza da fondo campo anche negli scambi lunghi, non è detto che non voglia completare l’impresa per intitolarsi un piccolo capitolo della storia del tennis vincendo un Masters 1000 provenendo dalle qualificazioni. Tra lui e il suo sogno c’è il cugino francese. Ora davvero è un affare di famiglia.