giovedì, Ottobre 16, 2025
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Tra falchi e tartarughe, cresce il traffico illegale di animali selvatici

AGI – Nelle zampe finte targhette per nasconderne l’origine asiatica ed eludere il divieto di importazione in Europa. I rapaci valgono decine di migliaia di euro.

I due rari esemplari di falco pellegrino svolazzano rinchiusi dentro la cassa caricata su un volo decollato dagli Emirati Arabi, poi atterrato sulle piste a ridosso della cosiddetta ‘cargo city’ di Fiumicino, l’area dell’aeroporto di Roma destinata alle merci. Qui scattano controlli, sequestri e denunce.

Pipistrelli e pesci tropicali 

Un fine viaggio simile alla storia di centinaia di animali selvatici – pappagalli, tartarughe, pesci tropicali e pure pipistrelli – prelevati illegalmente dai loro habitat naturali. E spediti, ogni giorno, negli hub internazionali di Roma e Milano. Le due mete italiane – ultime destinazioni o tappe di transito – del traffico illegale di animali selvatici.

Tartarughe e altri rettili

Un fenomeno in grande espansione che rappresenta a livello globale il quarto mercato della criminalità dopo il traffico di droga, di armi e di esseri umani. Solo nello scalo romano, lo scorso anno, sono transitate oltre 150mila tartarughe7.600 rettili24mila pesci tropicali.

Dati, forniti all’AGI dalla squadra Cites, il gruppo della Guardia di Finanza di Fiumicino specializzato nel riconoscimento delle specie rare protette dalla Convenzione di Washington, che fotografano l’impennata della domanda di animali esotici. A cui si associa un alto rischio di infiltrazioni criminali.

Stivali di pelle di coccodrillo 

Nei primi otto mesi del 2005, ad esempio, sempre a Fiumicino sono stati sequestrati 1.500 pesci tropicali. Ma anche venti prodotti di pelletteria. Ovvero, stivali con l’etichetta “pelle di bovino” ma in realtà rivestiti di pelle di coccodrillo e destinati al mercato nero dell’alta moda.

Merce preziosa che avrebbe fruttato fino a 4mila euro al paio. Oppure coralli vivi (20 intercettati dal gennaio scorso) e quindi protetti e non commerciabili.

“Animali a rischio estinzione” 

Un fenomeno criminale che “minaccia la conservazione delle specie in natura”, spiega il luogotenente Candeloro Calabrò a capo dell’unità Cites di Fiumicino che insieme a Ignazio Pappalardo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli coordina le attività di contrasto al commercio illegale di animali selvatici. 

“Il commercio tristemente famoso dell’avorio, delle scaglie di pangolino o del corno di rinoceronte sono gli esempi più noti, cui si aggiungono altri a volte meno conosciuti, come quello che interessa l’orso malese vittima del bracconaggio per la bile ma anche per le zampe, la carne e gli artigli o gli animali marini, come i coralli, commerciati per l’acquariologia”, aggiunge il finanziere.

In generale, in Italia arrivano prevalentemente specie marine, impiegate in acquariologia, e rettili, soprattutto tartarughe provenienti nella maggioranza dei casi dalla Cina, che vengono commerciate come pet.

Le tartarughe rappresentano anche i principali animali di esportazione, seguite dai pappagalli e, in misura minore, rapaci per la falconeria.

Le ‘volpi volanti’ 

Ma non solo.  “Ci capita di controllare anche animali più inusuali: all’inizio di quest’anno, per esempio, sono arrivati a Fiumicino anche 27 ‘volpi volanti’, ovvero pipistrelli, provenienti dall’Indonesia. Non sempre conosciamo la destinazione di questi animali, ma di solito sono affidati a grossisti che si occupano della vendita in Italia e all’estero”, sottolinea Calabrò. 

Il presidio dell’unità Cites 

“La funzione del nostro presidio, soprattutto in un aeroporto così strutturato e con un alto volume di passeggeri come Fiumicino non è dunque soltanto quella di individuare sempre maggiori quote di questo traffico illegale, ma anche di assicurare che le condizioni di trasporto degli animali siano garantite a tutela del loro benessere“, conclude.

Le denunce e il recupero 

‘Scudo’ contro il fenomeno del traffico illegale di animali è appunto il gruppo Cites della Guardia di Finanza che opera in sinergia con gli uomini dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Dopo la scoperta dell’illecito, scatta la fase del recupero e delle segnalazioni all’autorità giudiziaria. I due falchi sono stati trasferiti in un centro specializzato. E il ‘proprietario’ è stato denunciato per i reati di falso e introduzione di fauna in via di estinzione senza la licenza di importazione.

 

 

 

 

 

 

 

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