AGI – Le “due settimane” di scadenza fissate da Donald Trump perché l’Iran accetti la proposta americana sul programma nucleare non sono una novità per il tycoon. La differenza è che nel frattempo il presidente ha dato il via libera allo spostamento delle sue portaerei in Medio Oriente.
Trump aveva parlato altre volte di “due settimane”, ponendo ultimatum alla Russia di Vladimir Putin. Secondo un calcolo fatto da Nbc News, il presidente ha posto questa scadenza più di una dozzina di volta negli ultimi due mesi. Ma anche durante il suo primo mandato aveva fatto lo stesso. “Annunceremo qualcosa – disse il 9 febbraio del 2017 riguardo al piano di taglio delle tasse – Direi nelle prossime due, tre settimane, e sarà qualcosa di fenomenale”.
Trump pubblicò il piano fiscale undici settimane dopo. Il 23 aprile di quest’anno, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, Trump disse che nel “giro di due settimane” avrebbe applicato una serie di dazi ai Paesi che non avrebbero raggiunto un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Anche il 24 aprile, durante l’incontro con il premier norvegese Jonas Gahr Stre, Trump pose la scadenza riguardo al conflitto tra Ucraina e Russia: “Io penso – disse – che raggiungeremo un accordo e sarà magnifico. Nel giro di due settimane, lo avremo. Siamo a un passo, ormai”.
Quando i giornalisti, il 27 aprile, gli chiesero se si fidasse di Putin, dopo l’inasprimento degli attacchi all’Ucraina arrivati in mezzo ai negoziati, Trump aveva risposto: “Ve lo farò sapere entro due settimane”. E lo stesso era successo il 4 maggio, parlando degli accordi con la Cina, e due giorni dopo, durante l’incontro con il premier canadese Mark Carney.
Ma rispetto a tutte queste volte c’è una differenza: mentre Trump ha posto le due settimane di scadenza, le navi americani si stanno muovendo in Medio Oriente. La portaerei Nimitz è stata riposizionata dal sudest asiatico al Golfo Arabico.
Nel frattempo è previsto l’arrivo della Uss Gerald Ford, che assieme al gruppo Uss Carl Vinson porterà a tre le portaerei. Nell’area sono state spostate decine di aerei da combattimento, inclusi gli F-16, gli F-22 e F-35. Anche gli aerei da rifornimento strategico sono nella regione. Navi come le Uss The Sullivans, Arleigh Burke e Thomas Hudner sono già schierate nel Mediterraneo orientale e nel Golfo, considerate già operative per intercettare eventuali missili iraniani.
L’obiettivo è proteggere le forze israeliane e le basi Usa nella regione e impedire attacchi missilistici iraniani. La concentrazione di mezzi militari viene vista dai media americani e dagli analisti come un possibile preludio a un’azione diretta americana, ma non è detto. Trump ha escluso, al momento, l’impiego di forze di terra. “L’ultima cosa che si vuole fare – ha detto oggi, parlando con i giornalisti – sono le forze di terra”.
Il presidente si è però mostrato più favorevole all’impiego di raid aerei per colpire i siti nucleari iraniani: “Non credo – ha commentato – che Israele abbia le capacità militare per distruggere da solo tutti gli impianti nucleari. Non hanno quella capacità”, che invece è riconosciuta agli americani, a cominciare dai potentissimi “bunker-buster” in grado penetrare il terreno in profondità e poi esplodere. Il movimento delle portaerei potrebbe anche rappresentate un modo per mettere pressione a Teheran, e accettare un accordo che preveda lo smantellamento del programma nucleare e di arricchimento dell’uranio.
Ma gli iraniani hanno ribadito che non torneranno a negoziare se Israele continuerà a colpire. E gli israeliani, come ha confermato oggi l’ambasciatore all’Onu Danny Danon, nel suo intervento al Consiglio di sicurezza, non hanno intenzione di fermarsi. Lo faranno, ha detto il diplomatico, “solo quando il programma nucleare sarà completamente smantellato”. Le “due settimane” evocate da Trump sembrano una finestra temporale molto ristretta.