domenica, Giugno 22, 2025
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Trump nella bufera: l’attacco all’Iran spacca il fronte Maga

AGI –  Il presidente Donald Trump deve ora affrontare una feroce reazione da parte di alcuni esponenti del suo movimento Maga per la sua decisione di lanciare attacchi contro l’Iran: secondo le voci più critiche, il presidente americano sarebbe stato manovrato da Israele in una nuova guerra in Medio Oriente. “La stragrande maggioranza della popolazione non vuole essere coinvolta in tutto questo”, ha dichiarato Steve Bannon, capo stratega di Trump durante il suo primo mandato, nel suo podcast War Room poco dopo gli attacchi.

Anche prima che i bombardieri B-2 statunitensi attaccassero gli impianti nucleari iraniani a Fordow, Natanz e Isfahan, la prospettiva di un coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra, segnala il Ft, aveva messo in luce profonde divisioni nel campo pro-Trump. I falchi, tra cui il senatore Lindsey Graham e l’influente conduttore radiofonico Mark Levin, hanno sostenuto il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra di Israele contro l’Iran, mentre Bannon e il personaggio mediatico conservatore Tucker Carlson hanno esortato il presidente a tenere gli Stati Uniti fuori dalle ostilità. Carlson ha affermato che non c’era alcuna giustificazione per attaccare l’Iran, aggiungendo che non c’erano “informazioni credibili” che suggerissero che fosse “nemmeno lontanamente” vicino alla costruzione di una bomba nucleare.

Gli scettici hanno affermato che Trump, alleandosi con Israele per attaccare l’Iran, tradirebbe la sua promessa di porre fine alle “guerre infinite” degli Stati Uniti e di tenere il Paese fuori dai conflitti militari in Medio Oriente, uno dei pilastri fondamentali della sua agenda “America First”. Qualsiasi attacco, hanno affermato, esporrebbe anche migliaia di militari statunitensi in Medio Oriente alla ritorsione dell’Iran e dei suoi alleati nella regione.

 

Tra i sostenitori del presidente c’è anche la preoccupazione che egli sia stato spinto a partecipare all’operazione militare contro l’Iran da Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, dopo aver inizialmente puntato sulla diplomazia per cercare di fermare il programma nucleare iraniano. Bannon ha inoltre affermato che Israele ha “praticamente costretto il presidente Trump a giocare il tutto per tutto” iniziando una guerra con l’Iran, sapendo di non avere la capacità militare per portare a termine l’operazione e che solo le bombe americane in grado di distruggere i bunker potrebbero distruggere strutture come quella di Fordow.

“Molte persone che conosco e che sostengono Israele diranno: perché stiamo facendo il lavoro sporco e perché ci stiamo impegnando in operazioni di combattimento in una guerra che è una guerra scelta?”, ha chiesto.

 “Donald Trump ha ora lanciato una guerra illegale di aggressione contro l’Iran”, ha osservato Dave Smith, un comico stand-up da tempo associato al movimento Maga, aggiungendo poi: “La cosa peggiore è che l’ha fatto per conto di un governo straniero contro un Paese che non rappresentava alcuna minaccia per noi”.

Più cauta la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, che all’inizio della settimana aveva dichiarato “siamo stufi delle guerre all’estero”, si è mostrata meno combattiva limitandosi a scrivere su X: “Unitevi a noi e pregate per la pace”. L’influencer conservatore Charlie Kirk ha affermato: “Con il peso del mondo sulle spalle, il presidente Trump ha agito per il bene dell’umanità, fidatevi invece del nostro comandante in capo”. Altri avanzano l’ipotesi che Trump possa essere trascinato in un coinvolgimento crescente degli Stati Uniti, magari sostenendo le azioni israeliane volte a decapitare il regime iraniano.

Sia come sia, Matthew Boyle, capo dell’ufficio di Washington del sito web populista di destra Breitbart, ha affermato che Trump ha molto da spiegare ai suoi sostenitori della base Maga, che avrebbero preferito che gli Stati Uniti restassero fuori dalla guerra. “Deve conquistare questo movimento e portarlo con sè, e adottare misure proattive per farlo”, ha affermato. “Deve riconquistare la fiducia della gente”. 

 

 

 

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