sabato, Luglio 27, 2024
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Un rivoluzionario test del sangue è in grado di rilevare l’ictus

AGI – Un nuovo esame del sangue si è dimostrato efficace nell’identificare rapidamente un tipo aggressivo di ictus, con il potenziale di portare cure salvavita ai pazienti in tutto il mondo. Lo rivela un nuovo studio condotto da ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, membro fondatore del sistema sanitario Mass General Brigham, e collaboratori, pubblicato sulla rivista Stroke: Vascular and Interventional Neurology. L’ictus è la principale causa di disabilità a livello mondiale e la seconda causa di morte, ma l’intervento precoce ne può prevenire gravi conseguenze. Gli scienziati hanno sviluppato un nuovo test combinando biomarcatori basati sul sangue, con un punteggio clinico, per identificare con elevata precisione i pazienti colpiti da ictus con occlusione dei grandi vasi, o LVO.

“Abbiamo sviluppato uno strumento accessibile e rivoluzionario che potrebbe contribuire a garantire che un maggior numero di persone colpite da ictus si trovino nel posto giusto al momento giusto per ricevere le cure critiche e salvavita”, ha dichiarato Joshua Bernstock, ricercatore clinico presso il Dipartimento di Neurochirurgia del Brigham and Women’s Hospital e autore senior dello studio. La maggior parte degli ictus è di tipo ischemico e comporta l’ostruzione del flusso sanguigno al cervello. L’ictus LVO è un tipo aggressivo di ictus ischemico che insorge quando si verifica un’ostruzione in un’arteria principale del cervello.

Quando l’afflusso di sangue al cervello è compromesso, la mancanza di ossigeno e di nutrienti provoca la morte delle cellule cerebrali nel giro di pochi minuti. Gli ictus LVO sono emergenze mediche gravi e richiedono un trattamento rapido con trombectomia meccanica, una procedura chirurgica che consente di rimuovere l’ostruzione. “La trombectomia meccanica ha permesso il completo recupero in persone che altrimenti sarebbero morte o sarebbero diventate significativamente disabili, come se l’ictus non fosse mai avvenuto”, ha dichiarato Bernstock. “Quanto più precocemente viene effettuato questo intervento, tanto migliore sarà l’esito per il paziente”, ha continuato Bernstock.

“Questa nuova ed entusiasmante tecnologia ha il potenziale per consentire a un maggior numero di persone in tutto il mondo di ricevere questo trattamento più rapidamente”, ha proseguito Bernstock. In precedenza, il gruppo di ricerca aveva preso di mira due proteine specifiche presenti nel sangue capillare, una chiamata proteina gliale fibrillare acida, o GFAP, che è anche associata a emorragie cerebrali e lesioni cerebrali traumatiche, e una chiamata D-dimero.

In questo studio i ricercatori hanno dimostrato che i livelli di questi biomarcatori ematici, combinati con i punteggi FAST-ED, ovvero Field Assessment Stroke Triage for Emergency Destination, sono in grado di identificare gli ictus ischemici da LVO, escludendo altre condizioni come le emorragie cerebrali. Le emorragie cerebrali causano sintomi simili a quelli dell’ictus LVO, rendendole difficili da distinguere sul campo, ma il trattamento per ciascuna di esse è molto diverso.

In questo studio prospettico e osservazionale di accuratezza diagnostica, gli scienziati hanno esaminato i dati di una coorte di 323 pazienti codificati per ictus in Florida, tra maggio 2021 e agosto 2022, e hanno scoperto che la combinazione dei livelli dei biomarcatori GFAP e D-dimero con i dati FAST-ED a meno di sei ore dall’inizio dei sintomi ha permesso al test di rilevare gli ictus LVO con una specificità del 93% e una sensibilità dell’81%. Tra gli altri risultati, il test ha escluso tutti i pazienti con emorragia cerebrale, indicando che la tecnologia potrebbe essere impiegata anche per rilevare un’emorragia intracerebrale sul campo.

L’equipe di Bernstock vede anche un potenziale uso futuro di questo strumento diagnostico accessibile nei Paesi a basso e medio reddito, dove la diagnostica per immagini avanzata non è sempre disponibile. Potrebbe anche essere utile per valutare i pazienti con lesioni cerebrali traumatiche. La squadra di ricerca sta conducendo un altro studio prospettico per misurare le prestazioni del test quando viene utilizzato in ambulanza. Inoltre, gli scienziati hanno progettato uno studio interventistico che sfrutta la tecnologia per accelerare il triage dei pazienti colpiti da ictus, facendo in modo che questi ultimi evitino la diagnostica per immagini standard e passino direttamente all’intervento.

“Nella cura dell’ictus, il tempo è cervello”, ha sottolineato Bernstock. “Prima un paziente viene inserito nel giusto percorso di cura, meglio andrà”, ha osservato Bernstock. “Sia che si tratti di escludere un’emorragia, sia che si tratti di escludere qualcosa che necessita di un intervento, essere in grado di farlo in un ambiente preospedaliero con la tecnologia che abbiamo costruito sarà davvero trasformativo”, ha concluso Bernstock. 

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