AGI – Gli scimpanzé rispondono agli sbadigli prodotti da un androide capace di imitare le espressioni facciali umane. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto dagli scienziati della City St George’s University of London.
Lo studio e i suoi protagonisti
Il team, guidato da Ramiro Joly-Mascheroni e Beatriz Calvo-Merino, ha esaminato degli scimpanzé, scientificamente noti come Pan troglodytes, mentre interagivano con un androide progettato per imitare le espressioni facciali umane. Stando a quanto emerge dall’indagine, i primati sbadigliavano e si sdraiavano in risposta allo sbadiglio del robot.
Il comportamento a specchio negli animali
È noto che la vista di un altro animale che sbadiglia può innescare una risposta in un individuo, e il comportamento “specchio” è stato osservato principalmente nei mammiferi e in alcuni pesci. Sebbene le origini evolutive dello sbadiglio e del contagio dello sbadiglio siano ancora sconosciute, alcune specie possono subire l’influenza dello sbadiglio anche da altri esseri viventi.
L’esperimento con l’androide
Per approfondire queste dinamiche, i ricercatori hanno utilizzato la testa di un androide in grado di simulare le espressioni facciali, che sono state mostrate a 14 scimpanzé adulti di età compresa tra 10 e 33 anni. Il robot conteneva 33 motori rotazionali che fungevano da muscoli per generare espressioni facciali, inclusi gli sbadigli. Ogni manifestazione durava dieci secondi. I primati sono stati esposti a quattro sessioni di 15 minuti con l’androide, registrati e monitorati in base alla loro reattività. Il 57,1% degli scimpanzé (14 esemplari) ha mostrato sbadigli riflessi in risposta allo stimolo dell’androide. Gli individui più reattivi in questo senso si sdraiavano e si coricavano.
Una nuova frontiera nello studio del contagio emotivo
Secondo gli autori, questi risultati sembrano dimostrare per la prima volta che lo sbadiglio contagioso può partire da un modello inanimato. I meccanismi alla base di questa risposta, concludono gli scienziati, rimangono poco chiari, per cui sarà interessante valutare ricerche future per comprendere se esistano altre azioni eseguite dai robot che possono innescare risposte di imitazione negli animali.