AGI – In un lungo edificio nascosto dietro la celebre “Hill” del torneo di Wimbledon, l’attività è frenetica già all’alba. Si tratta dell’atelier di incordatura del torneo, dove in appena quindici minuti una racchetta può essere rigenerata, anche nel mezzo di un match. A sinistra, come racconta AFP, una decina di operatori concentrati sulle macchine. A destra, coloranti e stencil con i loghi di venti marchi diversi. Al centro, una fila ordinata di racchette pronte per essere ritirate. In questo laboratorio gestito da Babolat – cordatore ufficiale dal 2022 – ogni dettaglio è sotto controllo, dalla tensione (più alta per il controllo, più bassa per la potenza) alla densità delle corde.
“Quando il cordaggio è molto fitto, il lavoro rallenta: le dita faticano a passare”, spiega Eric Ferrazzi, responsabile dei servizi racchetta per Babolat. “Ma non voglio che i ragazzi vadano troppo veloci: conta la costanza, non solo la rapidità.”
L’obiettivo è chiaro: precisione e regolarità
I 23 cordatori – provenienti da Giappone, Francia, Brasile e Corea – seguono una regola d’oro: prima le corde verticali, poi quelle orizzontali. Ogni racchetta richiede circa dodici metri di corda, e nei momenti di punta si registrano decine di richieste in poche ore. Durante il torneo, il servizio costa 24 sterline a racchetta (circa 28 euro). Sabato scorso, il tennista olandese Botic van de Zandschulp ha fatto registrare un record: 41 nuove incordature in un solo giorno, davanti al magiaro Marton Fucsovics (40) e al danese August Holmgren (36).
In caso di emergenza durante il match, il giocatore affida la racchetta a un raccattapalle, che la consegna all’ingresso dell’atelier. Lì viene etichettata con le richieste specifiche e passata subito al cordatore. Il vecchio cordaggio viene tagliato, il nuovo inserito, e infine si applica il logo del brand in bianco, nero o rosso. A quel punto entrano in scena i “runner”, veri e propri corrieri a piedi che consegnano la racchetta direttamente al campo. “Solo lunedì scorso ne hanno percorsi sedici di chilometri ciascuno”, racconta Ferrazzi.
I vari atelier
Prima dell’inizio del torneo, un atelier provvisorio era stato allestito a Roehampton per le qualificazioni. Un’altra base si trova a Raynes Park, vicino al club principale, dove i giocatori si allenano. Dietro le quinte di Wimbledon c’è una macchina logistica precisa. “Non possiamo affidare tutte le teste di serie allo stesso cordatore, sarebbe ingestibile”, spiega Xavier Brémard, da 31 anni nel mestiere, che oggi lavora sulle racchette di Iga Swiatek, Taylor Fritz e Joao Fonseca.
Le richieste degli atleti sono estremamente personalizzate: il francese Adrian Mannarino, ad esempio, chiede tensioni insolitamente basse. All’opposto, la norvegese Ulrike Eikkeri – specialista del doppio – preferisce una tensione di 40 kg. “Al limite della macchina”, ammette Ferrazzi. “A volte la corda si spezza.”
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