AGI – In un’intervista all’Agi, Roberto Vannacci spiega, tra i “meriti di Bossi”, le opportunità del presente e le prospettive future, il “nuovo volto” che vorrebbe dare a un partito, la “Lega moderna”, che considera “unita e compatta” attorno alla figura del segretario, e pronta per superare la “sfida” di “coniugare le due anime”, autonomista e sovranista, in un “progetto politico nazionale coerente e incisivo”
La Lega è il partito anagraficamente più vecchio in Parlamento, fondato da Umberto Bossi nel febbraio del 1991, come federazione di movimenti autonomisti. Oltre al passato ‘secessionista’, c’è stata tutta la storia ventennale dell’alleanza con Silvio Berlusconi, ossatura della Seconda Repubblica, e gli anni di Roberto Maroni, prima della svolta sovranista salviniana a partire dal 2013. Cosa ne pensa della storia della Lega precedente a Salvini: si sarebbe mai iscritto a quel partito? E cosa ‘salva’ di quel passato?
“Ho sempre detto che la storia non si riscrive, non si dimentica, non si censura, non si cambia, non si falsifica e, soprattutto, non ammette giudizi morali. La storia della Lega tale rimane e tale va celebrata. Ogni vicenda va contestualizzata e riferita al periodo in cui è avvenuta: la Lega secessionista aveva un suo perché nel ’91 e, pur non condividendone assolutamente le finalità, ne capisco le motivazioni e gli ideali del tempo. Umberto Bossi ha avuto il merito indiscutibile di dare voce a territori che chiedevano maggiore autonomia, maggiore rispetto per le tradizioni locali e una gestione più efficiente delle risorse. Questi sono valori che, oggettivamente, qualunque italiano di buon senso non può che condividere. Tale spirito si riflette, peraltro, nel sovranismo moderno del Carroccio che individua in un’Europa che ingoia come Gargantua la sovranità degli stati la vecchia ‘Roma ladrona’ poiché, per essere autonomista in Italia, oggi, devi essere sovranista a Bruxelles.
La Lega delle origini ha avuto il coraggio di sfidare un sistema politico ingessato portando nelle istituzioni un linguaggio diretto, a volte ruvido, ma autentico. Questo è un aspetto che apprezzo: la capacità di dire le cose come stanno, senza filtri politicamente corretti. Non avrei condiviso gli ideali della Lega del ’91, ma quegli stessi principi oggi si sono tramutati in un decalogo che vuole far primeggiare la sovranità nazionale su tutte quelle organizzazioni, istituzioni ed entità sovranazionali che, invece, vorrebbero annacquarla, diluirla e spegnerla includendoci in un calderone dove tutti saremmo contenuti ma nessuno si sentirebbe rappresentato.
La storia ci insegna che l’unità nazionale è un valore imprescindibile. Sono un uomo che ha servito la Patria in armi per 38 anni e ho difeso, al rischio della mia vita e di quella dei miei uomini, i valori dell’Italia e dell’Occidente in quasi tutti i teatri di guerra del mondo. Ma sono il primo a sostenere che anche le specificità territoriali vadano rispettate.
Il federalismo fiscale, ad esempio, è un’idea che ha un suo fondamento razionale: chi amministra bene deve poter beneficiare dei frutti del proprio lavoro. L’attenzione ai territori, alle realtà locali, alle peculiarità delle nostre Regioni e Comuni ed all’esaltazione delle specificità distrettuali è rimasta invariata nella Lega moderna, questo è il filo conduttore che unisce l’Umberto Bossi del ‘91 al Matteo Salvini del 2025 e che Roberto Vannacci sposa pienamente sia in un contesto nazionale sia nel panorama europeo. Io mi sento profondamente e orgogliosamente italiano e fortemente distinto dagli altri popoli che compongono il caleidoscopio del Vecchio Continente”.
La Lega è storicamente un partito che mantiene un organigramma molto ben definito e strutturato. Lei vede nel partito attuale residui di quella organizzazione e gerarchia? Come pensa di interpretare il suo ruolo di vice segretario, quali deleghe le piacerebbe avere e quali territori le interesserebbe gestire?
“Se mi parlate di organizzazione e strutture organiche della Lega non ho molto da dire anche perché le conosco ancora poco. Tuttavia, da una constatazione empirica, si può certamente affermare che la struttura della Lega costituisce un elemento di forza che ha permesso al partito di resistere nel tempo, nonostante le trasformazioni e le evoluzioni che ha attraversato. Io vengo da un ambiente in cui l’’organica’ è una materia fondamentale di studio ma appartengo ad un comparto – le cosiddette forze non convenzionali – che, invece, basa sulla flessibilità e sulla capacità di adattamento alla situazione sul terreno la sua capacità di prevalere in situazioni anche estremamente critiche. Ogni organizzazione deve essere funzionale agli obiettivi da conseguire, e non il contrario.
Così come sono cambiati i tempi, le situazioni, le sfide e le problematiche le organizzazioni si devono adattare. La Lega non deve fare eccezione, e già all’ultimo congresso federale molte innovazioni che consentiranno di essere più aderenti alla situazione attuale sono state implementate. Oggi la Lega è un partito unito e compatto che segue la leadership di Matteo Salvini. Non ci sono correnti o fazioni, c’è un’unica direzione chiara e condivisa verso cui tutti noi lavoriamo. Quale neo vicesegretario il mio compito è quello di portare un contributo di idee e di esperienze che possano arricchire il dibattito interno e rafforzare l’azione politica del partito: vannaccizzare la Lega.
Metto a disposizione la mia esperienza nel settore e vorrei portare quel respiro di non convenzionalità che da sempre ha caratterizzato il mio agire, sia nel mio passato militare sia nel mio presente politico. Essere agili, veloci, innovativi, adattarsi al terreno, sorprendere l’avversario facendo quello che lui meno si aspetta, rompere quegli schemi e quelle regole che inquadrano la dialettica politica in una parata in ordine chiuso in cui tutti sanno quale sarà il prossimo passo. Dare un volto nuovo alla politica, rispolverare i concetti di servizio, lealtà, competenza, coerenza, merito, impegno, coraggio e un pizzico di spregiudicatezza”.
Come vede il futuro della Lega: partito territoriale o d’opinione a destra di Fratelli d’Italia? Che rapporto avrà con i governatori e la loro richiesta di autonomia?
“A parer mio, il futuro della Lega non è una questione di posizionamento rispetto a Fratelli d’Italia o di scelta tra dimensione territoriale e partito d’opinione. Questa è una falsa dicotomia che non coglie l’essenza del progetto politico che stiamo portando avanti. La Lega è un partito che ha radici profonde nei territori, questo è innegabile e rappresenta una forza straordinaria, ma al tempo stesso è un movimento che esprime valori e principi chiari che vanno ben oltre la dimensione locale. La vera sfida è coniugare queste due anime in un progetto politico nazionale coerente e incisivo. Non si tratta di scegliere se essere a destra o a sinistra di qualcuno, ma di essere fedeli ai nostri valori, ai nostri ideali e alle nostre battaglie.
La difesa dell’identità nazionale, la protezione dei confini, la promozione degli interessi nazionali, la ricerca di maggiore ricchezza e benessere, l’abbassamento del carico fiscale, la tutela della famiglia naturale, la lotta contro il pensiero unico dominante, la diffusione della cultura e della civiltà italiana, il sostegno ai territori, l’esaltazione dei talenti e delle specificità locali: questi sono i pilastri su cui si fonda la nostra azione politica.
Per quanto riguarda il rapporto con i governatori, è un rapporto di assoluta collaborazione e rispetto reciproco. I nostri governatori hanno dimostrato sul campo di saper amministrare con efficienza e concretezza, ottenendo risultati tangibili per i cittadini. La loro richiesta di autonomia non è un capriccio o una velleità, ma una vocazione ad assumersi maggiori responsabilità per rispondere meglio alle esigenze dei territori. La Lega ha sempre difeso il principio di sussidiarietà, l’idea che le decisioni debbano essere prese il più vicino possibile ai cittadini. Questo è un valore fondante dell’Europa, anche se spesso tradito nella pratica. L’autonomia differenziata va esattamente in questa direzione: avvicinare le istituzioni ai cittadini, rendere più efficiente la macchina amministrativa, sburocratizzare la pubblica amministrazione e valorizzare le specificità territoriali.
Non vedo contraddizioni tra questa visione e il progetto di una Lega nazionale. Anzi, proprio perché crediamo nell’Italia come nazione, vogliamo che ogni sua parte possa esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il mio contributo, come vicesegretario, sarà quello di portare questa visione anche in ambito internazionale. L’Italia deve tornare a essere protagonista sulla scena mondiale, deve difendere i propri interessi nazionali con determinazione e chiarezza, deve dare respiro alla propria imprenditoria, deve esaltare i propri prodotti che, da sempre, sono sinonimo di eccellenza e di bellezza, deve espandere e diffondere la propria cultura senza annacquarla o sbiadirla per paura di offendere qualcuno.
La mia esperienza in contesti internazionali mi ha insegnato che il rispetto lo si guadagna sul campo con la fermezza e la coerenza, non con l’ambiguità, con i compromessi al ribasso o con le concessioni unilaterali. In sintesi, vedo il futuro della Lega come quello di un grande partito popolare radicato nei territori ma con una visione nazionale chiara e univoca, capace di parlare a tutti gli italiani, dal Nord al Sud, esaltandone e riconoscendone gli incredibili talenti e le variopinte specificità. Un partito che sostiene con convinzione l’autonomia differenziata, perché crede nella responsabilità e nell’efficienza e che, al tempo stesso, difende l’unità nazionale e la splendida e contraddistinta identità italiana. Questo è il progetto politico a cui sto dando il mio contributo, con la determinazione e la schiettezza che mi hanno sempre contraddistinto”.